LAZIO-UDINESE: LE MIE PAGELLE

Strakosha 8: nel primo tempo se allunga su Barak come Reed Richards dei “Fantastici Quattro”. Nel secondo, visto che s’annoiava, se inventa l’autoparata: consegna volontariamente er pallone ai giocatori dell’Udinese pe’ compie un miracolo dei suoi e costringe tutti a metteje mezzo voto in più.

Wallace 6,5: se narra che Martin Caceres, Inzaghi lo usi come l’uomo nero pe’i ragazzini. “Guarda, che se me fai un’altra cazzata la prossima volta faccio gioca’ Caceres!”. Missione compiuta. Prestazione senza macchia per Fortuna. Sua e nostra.

De Vrij 7: maestoso come er cinema a San Giovanni.

Radu 7: nel primo tempo, se immola su Perica generando lo stesso fomento de quando Bud Spencer interveniva nelle risse pe’ dà ‘na mano a Terence Hill.

Basta 7: la sgroppata che se fa nel secondo tempo sotto la Tevere con dribbling a centrocampo e poi il tiro in porta è stata commovente e l’avemo tutti accompagnata con la colonna sonora de “Momenti di gloria”. Dusan Basta is the new Toninho Cerezo: “un gran professionista”.

Milinkovic-Savic 6,5: partecipa ai primi due goal ma rispetto alla straripante prestazione de domenica, se rilassa un po’. In pratica, come quando t’accendi ‘na sigaretta dopo ‘na gran trombata.

Leiva 7: se Napoleone avesse potuto schierarlo a Waterloo, probabilmente la storia mondiale sarebbe andata diversamente. Lucas Leiva è il generale che mancava a questa squadra. Il condottiero che sa sempre cosa fare. Lucas Leiva è come er culo dell’ortolano. Sta sempre dove casca er cetriolo.

Parolo 7: onora la fascia da capitano con una prestazione vecchio stampo. Sul goal del vantaggio distrae e costringe all’autogo’ Samir chiedendoje: “Ma senti un po’, secondo te, la figurina de Dzeko su quale album la devo attacca’? Quello italiano o quello inglese?”

Lukaku 7: quando parte palla al piede cominciano gli “ooohhh” di stupore e d’attesa come quando, al club privè, la spojarellista se stava pe’ leva’ er reggiseno. Chiude un paio de diagonali difensive con lo stesso tempismo con cui Berlusconi, sotto elezioni, promette de abbassa’ le tasse. Ma cicca in piena area di rigore un pallone facile facile solo perché s’era coordinato con la gamba fuori ordinanza.

Anderson 8: continua il periodo Battisti pe’ FeLucio e mi ritorna in mente bello come sei. Forse ancor di più. Nel secondo tempo straripa come er Tevere sotto Alemanno.

Nani 8: se Anderson è Battisti, lui a inizio secondo tempo diventa Mo’ Goal. Quando Felipe gli offre un assist strepitoso e gli porge un pallone che va solo spinto in rete, lui si trasforma nell’ottavo nano: “Segnalo”.

Lulic 7: entra per fare legna a centrocampo ma quando la partita ormai non ha più nulla da dire, ha una crisi d’identità, se crede de esse Lulic Alberto e manda in porta Anderson con un passaggio strepitoso.

Luis Alberto, Murgia sv: entrano solo pe’ dimostra’ che l’unica panchina corta è quella che sta al parco de Monte Mario.

Inzaghi 8: qualsiasi allenatore senza il proprio bomber andrebbe in crisi mistica. Lui invece che fa? Toje pure Luis Alberto e manda l’amico Oddo in analisi. Ha il merito di aver creato una squadra in cui tutti si sentono utili e parte integrante del progetto. Una media di quasi tre goal a partita e una capacità di trovare sempre il punto debole dell’avversario e il pertugio giusto per sbloccare il match.

AVANTI LAZIO

AVANTI LAZIALI

LAZIO-CITTADELLA: LA MIA PARTITA

Dimolo subito. Nun esistono partite facili e partite inutili. Esistono partite più o meno stronze. E er primo turno de Coppa Italia rientra da sempre nel fitto elenco delle partite stronze. Quelle che se vinci hai fatto er tuo, come er marito co’ la moje dopo vent’anni de matrimonio. E se le perdi, vai incontro a ‘na figura de merda colossale. Tipo quando esci ai rigori co’ La Spezia, per dire. E ‘sto Lazio-Cittadella arriva proprio ner momento più difficile della stagione. In un periodo che la Legge de Murphy sulla Lazio fa più danni de quelli che potrebbe fa’ un pm de Rifondazione Comunista a Berlusconi.

E quindi, memore der detto “quando una cosa può andar male, ci andrà” te approcci a ‘sta partita co’ le chiappe strette come un etero al Mucca Assassina. Perché pure se er Cittadella viene qui senza pretese, er ricordo de quel Lazio Siena giocato sempre de dicembre e salvato in zona Cesarini da Ciani prima e da Carrizo poi è sempre vivo. E come dimenticare poi la prima volta che portasti tuo fratello allo Stadio? Un Lazio-Modena degli anni ‘90 quando Ruben Sosa era un idolo e Marco Ballotta, giovane (anzi, no, Marco Ballotta nun è mai stato giovane) portiere avversario si erse a baluardo insuperabile. 1-3. E vajelo a spiega’ a tu’ fratello che er calcio è bello. E tifa’ ancora de più. Vabbè.

Però la Lazio fa la Lazio. Quella che ce piace. Ciro, fascia al braccio e pepe al culo, è sempre on fire. E Giacomelli con quella spocchia de chi se crede stocazzo, appare finalmente lontano. Se poi ce mettemo pure er ritorno al goal de FeLucio “Battisti” Anderson. Se ce aggiungemo du’ passaggi filtranti de Lucas Leiva che valgono da soli er prezzo der bijetto. Se ce mettemo er piacere de incontra’ in Tribuna l’amici de sempre. E pure qualcuno de più. Beh. Se po’ afferma’ tranquillamente che Lazio-Cittadella è stata più de ‘na partita. È stato un inno alla gioia.

Co’ tanti saluti a Ludovico Van. E soprattutto a quer pezzo de merda de Giacomelli. Perché er Laziale non dimentica.

Er Laziale aspetta solo che je riattraversi la strada davanti.

Pe’ acciaccatte.