
PROVEDEL 9: è stato come quel piatto comprato last minute al discount che te fa svolta’ la cena. Che fosse un po’ Laziale nell’anima lo avremmo dovuto capi’ quella sera de Spezia-Lazio quando sul goal de Acerbi è Uscito dai pali con la stessa lucidità de un omino de Fifa09 buggato. Alla prima uscita aerea durante Lazio-Bologna se semo tutti stropicciati l’occhi con lo stesso stupore misto a meraviglia de quel tifoso della Lazio che al goal de Calori il 14 maggio se rivolse a Guido De Angelis con quell’immortale: “nun ce credo, Guido!”
MAXIMIANO 10: pare che sia in lizza per il ruolo del protagonista maschile nel remake di “Sliding Doors”. se nun se fosse fatto caccia’ dopo 5 minuti contro er Bologna, probabilmente stavamo qui a racconta’ un’altra stagione.
LAZZARI 6,5: rimandato a settembre in geometria perché nun ha azzeccato mai ‘na diagonale. Mezzo voto in più per quell’autogoal contro la Cremonese che ha aggiunto pepe e quel pizzico de Lazialità a una partita che altrimenti avrebbe avuto poco da dire.
MARUSIC 7: fedele a quel pezzo napoletano “Vidi ‘o Marusic quant’è bello/spira tanto sentimento”, nella partita più difficile dell’anno, prende l’MVP del campionato, Kvarascvelia, e se lo mette nella tasca dei pantaloncini.
HYSAJ 7,5: inizia in sordina, accompagnato dal retaggio della passata stagione ma poi cresce in maniera esponenziale tipo Bruce Banner bombardato dai raggi gamma. Nel finale di stagione, si tinge i capelli di un biondo che pare uscito da un film di Bigas Luna e c’è qualche compagno che giura di averlo sentito autodedicarsi un coro sotto la doccia “Che finimondo quel terzino biondo, non so se lo sai, si chiama Hysaj”.
PATRIC 7: una stagione da gregario sempre sul pezzo e con quella tigna che pure davanti all’errore più marchiano te fa pensa’ “vabbè, a Patric je se perdona tutto”. Perché in un mondo in cui nessuno vuole essere Robin, tutti però vogliono essere Patricio Gabarron Gil per gli amici semplicemente Patric.
PELLEGRINI 6: quello che chiami quando te manca il quinto a calcetto e lui te risponde: “Guarda, Bro, sto a Fregene. Er tempo de tojeme la sabbia de dosso e arrivo. I pantaloncini ce l’ho, gli scarpini portameli te”.
CASALE 8,5: “Mister, ma lei voleva quello sfitto che sta sull’Aurelia, altezza Castel di Guido oppure quello sulla Nomentana subito dopo l’Arrosticinaro? Perché ce ne stanno due de casali come me l’ha chiesti lei: granitici, dominanti e a poco prezzo…poi se vuole ce n’ho uno io a Tirana, nuovo di zecca, che è un affare…”
“Igli, mannaggia il lampredotto fritto, t’ho detto che voglio CA-SA-LE, sì, ma quello del Verona. Maremma ladra impestata!”.
ROMAGNOLI 8,5: compie il viaggio inverso a quello del suo predecessore Acerbi aggiungendo alla retroguardia esperienza, motivazione e passione. La maglia numero 13 pur pesando, nell’iconografia laziale, almeno un par d’etti in più rispetto a tutte le altre, non gli crea nessun patema e lui prende in mano la difesa, blindandola insieme ai suoi compagni di merende in ben ventuno occasioni. Alessio Romagnoli è la versione calcistica della famosa battuta “qual è la cosa più bella di Milano?”: “Er treno pe’ Roma”.
GILA 6: Sarri in estate ha chiesto a Tare, in ogni modo possibile, un vice Immobile. “Igli, ascoltami bene, l’ideale, maremma bu’aiola, sarebbe, per caratteristi’e, uno tipo quel centravanti del Parma di qualche tempo fa che mi piaceva un sacco. Come si chiamava, maremma ladra? Ah sì, Gila…..”. Poi è cascata la linea sul più bello e sapete tutti com’è andata.
VECINO 7: aveva un debito morale con noi da quella sera di cinque anni fa. Lo ha estinto con quel siluro al San Paolo che ci ha regalato la vittoria più prestigiosa del campionato.
CATALDI 7,5: fare il mediano in un centrocampo a tre composto da Milinkovic Savic e Luis Alberto è come Anna’ in chiesa e cerca’ de tene’ a bada Andrea Dipre e Cristiano Malgioglio ubriachi. Lui ce riesce, peccato che l’ultimo mese se lo fa al CIM pe’ ripijasse dallo stress.
MARCOS ANTONIO 6,5: Sarri aveva chiesto una mezzala e Tare j’ha portato una mezz’ala. L’altra mezza è rimasta in Ucraina. Mezzo voto in più pe’ lo slalom contro lo Spezia, roba da ultima azione de partita de calciotto quando sei rimasto solo te in campo e metà squadra tua già sta a raccoje le cose in panchina pe’ annasse a fa’ la doccia.
LUIS ALBERTO 8,5: dopo le incomprensioni con Sarri, ma solo perché il Mister non metteva la esse alla fine delle parole per farsi capire in spagnolo, Luis prende per mano la squadra con la stessa leggerezza e intensità con cui Patrick Swayze solleva in aria Baby nel ballo finale di Dirty Dancing. L’assist di tacco contro la Juve è il gesto tecnico più bello del campionato. Ma la chicca vera è l’assist su calcio d’angolo all’ultima di campionato: un tabù che nella sua carriera resisteva da quando Luis giovava ancora nei pulcini e faceva “pio pio!”.
MILINKOVIC-SAVIC 7: “insomma, professore, com’è andato mio figlio quest’anno?”
“Beh, signora, lo sa, lei Sergio lo conosce meglio di me. È bravo ma non si applica. Potrebbe fare molto di più!”
“Ma professore. le statistiche sono dalla sua parte: 9 goal, 8 assist! È stato candidato pure come MVP della serie A tra i centrocampisti…”
“Si, signora, ma non è tanto la prestazione alla lavagna quanto l’atteggiamento. Una volta era il Mondiale, un’altra il contratto. A volte sembrava stesse in classe solo per farmi un favore.”
“Vabbè, quindi?”
“E quindi lo promuovo comunque, signora: sono stati anni bellissimi quelli di Sergio qui. Ha dato tanto sia a me che a tutta la classe. Non si può non volergli bene…”
BASIC 6: come quando er mejo amico tuo te confessa che sta a uscì co’ ‘na busta de fave conosciuta su Tinder ma pe’ nun ditte che è ‘na busta de fave te dice che “è simpatica”. Ecco, Basic è simpatico proprio in quel modo lì.IMMOBILE SV: tra infortuni e incidenti vari, Ciro è stato irriconoscibile come Fabbris in “Compagni di scuola”. Un giorno uscendo con il Suv dalla Padeja, lo incrocia Provedel che era andato lì per la prima volta da quando è alla Lazio e gli chiede: “senta, scusi, è questa la clinica Padeja?” E Ciro: “ma vaffanculo te e la clinica Padeja”. “Aho, ma che voi? Ma chi te conosce?”.FELIPE ANDERSON 9: dalle parti de Formello, dopo aver giocato quasi cento gare de seguito, lo chiamano “Er Piotta”. Finito er campionato, pe’ nun perde er ritmo, s’è iscritto ar Pezzana Over 50 a Tor de Quinto, a un torneo de Subbuteo a Ronciglione, a ‘na tedesca davanti a ‘na serranda de ‘n garage a via Pietro Bembo a Primavalle, a ‘na partita de calcio fiorentino a Piazza Santa Croce a Firenze e a un torneo de calcetto saponato a Ladispoli. Tutte nello stesso giorno. Stakanovista.
ZACCAGNI 8,5: risponde perfettamente all’equazione che più sei forte e più sei ignorato da quel miracolato de Mancini. Il miglior esterno offensivo italiano del campionato per distacco sgomma sulla fascia come una moto da enduro sul terriccio. E ricorda ai romanisti, il giorno della festa del Papà, che non si fanno cori sulle presunte paternità.
PEDRO 7: l’esperienza che nun te delude mai. Come quando cerchi “Milf” su Pornhub.
CANCELLIERI 6: da boomer quale non voglio diventare cerco sempre un motivo per non dire che “eh ma i giovani d’oggi però non hanno la tigna e la passione e il mordente e l’agonismo di noi quando eravamo ragazzini e giocavamo pe’ strada, con il Tango pagato 7000 lire e con le ginocchia sbucciate perché ci infilavamo sotto le macchine per riprendere il pallone e giocavamo fino al tramonto e anche dopo e i cellulari non c’erano e agli amichetti gli andavamo a citofonare a casa”. Poi però vedo gioca’ Cancellieri e penso che me devo arrende all’evidenza.
ROMERO 6: probabilmente avessimo fuso insieme lui e Cancellieri avremmo ottenuto ‘na parvenza de giocatore vero. E avremmo potuto comprare il vice Immobile.
SARRI 8,5: al secondo anno sulla panchina laziale, porta la squadra a un livello masterclass a cui non eravamo più abituati. Raggiunge un secondo posto inaspettato, battendo almeno una volta tutte le grandi e riportando la prima squadra della Capitale nel calcio europeo dei grandi. Snobba l’Europa, è vero ma il percorso di crescita è netto, sotto gli occhi di tutti e passa anche attraverso i soldi che arriveranno dalla Champions. Tra i Laziali c’è ancora qualcuno che non lo stima, ma è pur vero che esistono pure i terrapiattisti. Ma forse, in fondo, sono le stesse persone.
SPECIAL GUEST:
IBANEZ 10: un giorno scopriremo che è er pronipote de Luigi Bigiarelli e che è nato er 9 gennaio su una panchina de Piazza della Libertà. Altrimenti nun se spiega. Mai visto un concentrato de Lazialità racchiuso in una persona sola. Il tentativo di dribbling da ultimo uomo su Pedro nel derby d’andata ha lo stesso appeal del “bella palla di Liverani per Di Canioooooo…” sospirato da Guidone. L’espulsione dopo mezz’ora nel derby di ritorno è benedetta come il cartellino rosso pe’ Ciro Ferrara in un indimenticabile Juventus-Lazio. Ma il vero capolavoro lo fa in una notte a cavallo tra maggio e giugno quando si presenta sul dischetto dopo l’errore di Mancini e Compagnoni su Sky, stremato dopo du’ ore e mezza de telecronaca, lo battezza “Ibanez, che ha giocato una gran partita…” ed è subito the new “vai Ciccio…”. E come diceva Mandrake ar Pomata: “ah Iba’, e io nun so che ditte e anche se te lo dicessi e che te lo dico a fa?!”
I TIFOSI DELLA LAZIO 12: “Come i libri, lo sport dà alla gente il senso di aver vissuto altre vite, di aver preso parte alle vittorie di altri. E alle loro sconfitte. Quando lo sport mostra il suo volto migliore, lo spirito del tifoso si fonde con quello dell’atleta e in quella convergenza, in quel transfert, c’è l’unione di cui parlano i mistici”. (Phil Knight, “L’arte della vittoria: autobiografia del fondatore della Nike”)
SINISA MIHAJLOVIC 11: inizia il campionato sulla panchina dello Stadio Olimpico, applaudito da quella tifoseria che non lo ha mai dimenticato e a cui lui non ha mai smesso di dichiarare il proprio affetto. Poi il male, però, torna a colpirlo nel modo più subdolo e violento. La notizia della sua scomparsa a dicembre è una coltellata che squarcia ogni poster emotivo appeso alle pareti del nostro cuore e ci riporta indietro, come una DeLorean che ha fatto il pieno di nostalgia, ai migliori anni della nostra vita. Quelli in cui eravamo giovani e avevamo un’unica certezza nella vita. Quella che “e se tira Sinisa è goal!”.
AVANTI LAZIO