SS LAZIO 2022-23: LE MIE PAGELLE

PROVEDEL 9: è stato come quel piatto comprato last minute al discount che te fa svolta’ la cena. Che fosse un po’ Laziale nell’anima lo avremmo dovuto capi’ quella sera de Spezia-Lazio quando sul goal de Acerbi è Uscito dai pali con la stessa lucidità de un omino de Fifa09 buggato. Alla prima uscita aerea durante Lazio-Bologna se semo tutti stropicciati l’occhi con lo stesso stupore misto a meraviglia de quel tifoso della Lazio che al goal de Calori il 14 maggio se rivolse a Guido De Angelis con quell’immortale: “nun ce credo, Guido!”

MAXIMIANO 10: pare che sia in lizza per il ruolo del protagonista maschile nel remake di “Sliding Doors”. se nun se fosse fatto caccia’ dopo 5 minuti contro er Bologna, probabilmente stavamo qui a racconta’ un’altra stagione. 

LAZZARI 6,5: rimandato a settembre in geometria perché nun ha azzeccato mai ‘na diagonale. Mezzo voto in più per quell’autogoal contro la Cremonese che ha aggiunto pepe e quel pizzico de Lazialità a una partita che altrimenti avrebbe avuto poco da dire. 

MARUSIC 7: fedele a quel pezzo napoletano “Vidi ‘o Marusic quant’è bello/spira tanto sentimento”, nella partita più difficile dell’anno, prende l’MVP del campionato, Kvarascvelia, e se lo mette nella tasca dei pantaloncini.

HYSAJ 7,5: inizia in sordina, accompagnato dal retaggio della passata stagione ma poi cresce in maniera esponenziale tipo Bruce Banner bombardato dai raggi gamma. Nel finale di stagione, si tinge i capelli di un biondo che pare uscito da un film di Bigas Luna e c’è qualche compagno che giura di averlo sentito autodedicarsi un coro sotto la doccia “Che finimondo quel terzino biondo, non so se lo sai, si chiama Hysaj”.

PATRIC 7: una stagione da gregario sempre sul pezzo e con quella tigna che pure davanti all’errore più marchiano te fa pensa’ “vabbè, a Patric je se perdona tutto”. Perché in un mondo in cui nessuno vuole essere Robin, tutti però vogliono essere Patricio Gabarron Gil per gli amici semplicemente Patric.

PELLEGRINI 6: quello che chiami quando te manca il quinto a calcetto e lui te risponde: “Guarda, Bro, sto a Fregene. Er tempo de tojeme la sabbia de dosso e arrivo. I pantaloncini ce l’ho, gli scarpini portameli te”.

CASALE 8,5: “Mister, ma lei voleva quello sfitto che sta sull’Aurelia, altezza Castel di Guido oppure quello sulla Nomentana subito dopo l’Arrosticinaro? Perché ce ne stanno due de casali come me l’ha chiesti lei: granitici, dominanti e a poco prezzo…poi se vuole ce n’ho uno io a Tirana, nuovo di zecca, che è un affare…”

“Igli, mannaggia il lampredotto fritto, t’ho detto che voglio CA-SA-LE, sì, ma quello del Verona. Maremma ladra impestata!”.

ROMAGNOLI 8,5: compie il viaggio inverso a quello del suo predecessore Acerbi aggiungendo alla retroguardia esperienza, motivazione e passione. La maglia numero 13 pur pesando, nell’iconografia laziale, almeno un par d’etti in più rispetto a tutte le altre, non gli crea nessun patema e lui prende in mano la difesa, blindandola insieme ai suoi compagni di merende in ben ventuno occasioni. Alessio Romagnoli è la versione calcistica della famosa battuta “qual è la cosa più bella di Milano?”: “Er treno pe’ Roma”. 

GILA 6: Sarri in estate ha chiesto a Tare, in ogni modo possibile, un vice Immobile. “Igli, ascoltami bene, l’ideale, maremma bu’aiola, sarebbe, per caratteristi’e,  uno tipo quel centravanti del Parma di qualche tempo fa che mi piaceva un sacco. Come si chiamava, maremma ladra? Ah sì, Gila…..”. Poi è cascata la linea sul più bello e sapete tutti com’è andata.

VECINO 7: aveva un debito morale con noi da quella sera di cinque anni fa. Lo ha estinto con quel siluro al San Paolo che ci ha regalato la vittoria più prestigiosa del campionato. 

CATALDI 7,5: fare il mediano in un centrocampo a tre composto da Milinkovic Savic e Luis Alberto è come Anna’ in chiesa e cerca’ de tene’ a bada Andrea Dipre e Cristiano Malgioglio ubriachi. Lui ce riesce, peccato che l’ultimo mese se lo fa al CIM pe’ ripijasse dallo stress. 

MARCOS ANTONIO 6,5: Sarri aveva chiesto una mezzala e Tare j’ha portato una mezz’ala. L’altra mezza è rimasta in Ucraina. Mezzo voto in più pe’ lo slalom contro lo Spezia, roba da ultima azione de partita de calciotto quando sei rimasto solo te in campo e metà squadra tua già sta a raccoje le cose in panchina pe’ annasse a fa’ la doccia.

LUIS ALBERTO 8,5: dopo le incomprensioni con Sarri, ma solo perché il Mister non metteva la esse alla fine delle parole per farsi capire in spagnolo, Luis prende per mano la squadra con la stessa leggerezza e intensità con cui Patrick Swayze solleva in aria Baby nel ballo finale di Dirty Dancing. L’assist di tacco contro la Juve è il gesto tecnico più bello del campionato. Ma la chicca vera è l’assist su calcio d’angolo all’ultima di campionato: un tabù che nella sua carriera resisteva da quando Luis giovava ancora nei pulcini e faceva “pio pio!”.

MILINKOVIC-SAVIC 7: “insomma, professore, com’è andato mio figlio quest’anno?”

“Beh, signora, lo sa, lei Sergio lo conosce meglio di me. È bravo ma non si applica. Potrebbe fare molto di più!”

“Ma professore. le statistiche sono dalla sua parte: 9 goal, 8 assist! È stato candidato pure come MVP della serie A tra i centrocampisti…”

“Si, signora, ma non è tanto la prestazione alla lavagna quanto l’atteggiamento. Una volta era il Mondiale, un’altra il contratto. A volte sembrava stesse in classe solo per farmi un favore.”

“Vabbè, quindi?”

“E quindi lo promuovo comunque, signora: sono stati anni bellissimi quelli di Sergio qui. Ha dato tanto sia a me che a tutta la classe. Non si può non volergli bene…”

BASIC 6: come quando er mejo amico tuo te confessa che sta a uscì co’ ‘na busta de fave conosciuta su Tinder ma pe’ nun ditte che è ‘na busta de fave te dice che “è simpatica”. Ecco, Basic è simpatico proprio in quel modo lì.IMMOBILE SV:  tra infortuni e incidenti vari, Ciro è stato irriconoscibile come Fabbris in “Compagni di scuola”. Un giorno uscendo con il Suv dalla Padeja, lo incrocia Provedel che era andato lì per la prima volta da quando è alla Lazio e gli chiede: “senta, scusi, è questa la clinica Padeja?” E Ciro: “ma vaffanculo te e la clinica Padeja”. “Aho, ma che voi? Ma chi te conosce?”.FELIPE ANDERSON 9: dalle parti de Formello, dopo aver giocato quasi cento gare de seguito, lo chiamano “Er Piotta”. Finito er campionato, pe’ nun perde er ritmo, s’è iscritto ar Pezzana Over 50 a Tor de Quinto, a un torneo de Subbuteo a Ronciglione, a ‘na tedesca davanti a ‘na serranda de ‘n garage a via Pietro Bembo a Primavalle, a ‘na partita de calcio fiorentino a Piazza Santa Croce a Firenze e a un torneo de calcetto saponato a Ladispoli. Tutte nello stesso giorno. Stakanovista.
ZACCAGNI 8,5: risponde perfettamente all’equazione che più sei forte e più sei ignorato da quel miracolato de Mancini. Il miglior esterno offensivo italiano  del campionato per distacco sgomma sulla fascia come una moto da enduro sul terriccio. E ricorda ai romanisti, il giorno della festa del Papà, che non si fanno cori sulle presunte paternità. 
PEDRO 7: l’esperienza che nun te delude mai. Come quando cerchi “Milf” su Pornhub.
CANCELLIERI 6: da boomer quale non voglio diventare cerco sempre un motivo per non dire che “eh ma i giovani d’oggi però non hanno la tigna e la passione e il mordente e l’agonismo di noi quando eravamo ragazzini e giocavamo pe’ strada, con il Tango pagato 7000 lire e con le ginocchia sbucciate perché ci infilavamo sotto le macchine per riprendere il pallone e giocavamo fino al tramonto e anche dopo e i cellulari non c’erano e agli amichetti gli andavamo a citofonare a casa”. Poi però vedo gioca’ Cancellieri e penso che me devo arrende all’evidenza. 
ROMERO 6: probabilmente avessimo fuso insieme lui e Cancellieri avremmo ottenuto ‘na parvenza de giocatore vero. E avremmo potuto comprare il vice Immobile.
SARRI 8,5: al secondo anno sulla panchina laziale, porta la squadra a un livello masterclass a cui non eravamo più abituati. Raggiunge un secondo posto inaspettato, battendo almeno una volta tutte le grandi e riportando la prima squadra della Capitale nel calcio europeo dei grandi. Snobba l’Europa, è vero ma il percorso di crescita è netto, sotto gli occhi di tutti e passa anche attraverso i soldi che arriveranno dalla Champions. Tra i Laziali c’è ancora qualcuno che non lo stima, ma è pur vero che esistono pure i terrapiattisti. Ma forse, in fondo, sono le stesse persone. 
SPECIAL GUEST:

IBANEZ 10: un giorno scopriremo che è er pronipote de Luigi Bigiarelli e che è nato er 9 gennaio su una panchina de Piazza della Libertà. Altrimenti nun se spiega. Mai visto un concentrato de Lazialità racchiuso in una persona sola. Il tentativo di dribbling da ultimo uomo su Pedro nel derby d’andata ha lo stesso appeal del “bella palla di Liverani per Di Canioooooo…” sospirato da Guidone. L’espulsione dopo mezz’ora nel derby di ritorno è benedetta come il cartellino rosso pe’ Ciro Ferrara in un indimenticabile Juventus-Lazio. Ma il vero capolavoro lo fa in una notte a cavallo tra maggio e giugno quando si presenta sul dischetto dopo l’errore di Mancini e Compagnoni su Sky, stremato dopo du’ ore e mezza de telecronaca, lo battezza “Ibanez, che ha giocato una gran partita…” ed è subito the new “vai Ciccio…”. E come diceva Mandrake ar Pomata: “ah Iba’, e io nun so che ditte e anche se te lo dicessi e che te lo dico a fa?!”
I TIFOSI DELLA LAZIO 12: “Come i libri, lo sport dà alla gente il senso di aver vissuto altre vite, di aver preso parte alle vittorie di altri. E alle loro sconfitte. Quando lo sport mostra il suo volto migliore, lo spirito del tifoso si fonde con quello dell’atleta e in quella convergenza, in quel transfert, c’è l’unione di cui parlano i mistici”. (Phil Knight, “L’arte della vittoria: autobiografia del fondatore della Nike”)

SINISA MIHAJLOVIC 11: inizia il campionato sulla panchina dello Stadio Olimpico, applaudito da quella tifoseria che non lo ha mai dimenticato e a cui lui non ha mai smesso di dichiarare il proprio affetto. Poi il male, però, torna a colpirlo nel modo più subdolo e violento. La notizia della sua scomparsa a dicembre è una coltellata che squarcia ogni poster emotivo appeso alle pareti del nostro cuore e ci riporta indietro, come una DeLorean che ha fatto il pieno di nostalgia, ai migliori anni della nostra vita. Quelli in cui eravamo giovani e avevamo un’unica certezza nella vita. Quella che “e se tira Sinisa è goal!”. 

AVANTI LAZIO

LAZIO-INTER: LE MIE PAGELLE

REINA 7,5: nella partita apparentemente più difficile dopo la comparsata a “Paperissima sprint” di domenica scorsa, se ritrova a fa’ solo una parata. Poi però dopo ave’ preso lo straccio bagnato de Lautaro (che è come quei cani de merda che abbaiano sempre ma nun mozzicano mai), ha l’intuizione più riuscita della partita: fa riparti’ il contropiede proprio là, dove Dimarco (con i capelli de uno che sembra uscito da un film de Almodovar) pare Kennedy a Dallas.

HYSAJ 6: C’ha la grande capacità de fa danni pure quando la situazione è apparentemente tranquilla. Tipo Verdone quando manda bevuto Mario Brega in “Bianco Rosso e Verdone”: “M’hai fatto carcera’! A ‘nfame! A ‘nfamone!”

MARUSIC 7: quando gioca lui, le diagonali arrivano in orario.
PATRIC 8: dove non c’arriva con il fisico ci arriva con la foga. Un po’ come quando Alvaro Vitali provava a scopasse Carmen Russo in certe commedie anni ‘80.
LUIZ FELIPE 8: salta sulla schiena di Correa con quella maschia goliardia der mejo amico tuo quando t’abbraccia a fine serata e te dice “sei andato in bianco stasera eh? Beh, io no! Fregnone!”
LAZZARI 8: spacca la partita con la stessa facilità con cui il grande Bud Spencer apriva in due una noce di cocco.
LEIVA 7: peccato che ormai duri solo un tempo. Come certi film de Muccino.
CATALDI sv: chiede a Sarri de entra’ perché sennò Lotito je scalava l’ultimi sessanta euro rimasti sul coupon de Vivaticket.
BASIC 7,5: la mossa a sorpresa di Sarri che garantisce qualità e quantità nella prima parte di gara. Va vicino al goal grazie allo stesso inserimento fatto in Europa League (ma stavolta di piede). E se Milinkovic è per tutti noi “Er Sergente”, lui è già Caporale Maggiore.
LUIS ALBERTO 8: la punizione del terzo goal è un apostrofo rosa sulle parole “tiè, segna!”
MILINKOVIC-SAVIC 10: quando vede l’Inter se trasforma come Jeeg-Robot quando Miwa je lanciava i componenti. Dopo un primo tempo di quantità, nel secondo sale in cattedra con il suo solito strapotere tecnico. Sulla pennellata di Luis Alberto, va in terzo tempo su Skriniar tipo Lebron James che schiaccia in faccia a Gigi la Trottola. Poi l’esultanza dopo, beh, l’esultanza dopo, beh, l’esultanza dopo, beh (no, nun me so’ incajato tranquilli) è solo che l’esultanza dopo, beh, con quelle mani mosse come a dire “attaccateve tutti ar cazzo”, beh, io la userei come poster per la prossima campagna abbonamenti.
PEDRO 7,5: “magari ti chiamerò trottolino amoroso e dudu dadadà.”
AKPA AKPRO sv: entra solo pe’ fa l linguaccia alla telecamera ed è subito Steve Urkel ai tempi de “Otto sotto un tetto”.
FELIPE ANDERSON 10: c’è stato un momento qualche anno fa in cui smettesti, per me e per quelli come me che nel calcio riversano gli stessi sentimenti che mettono nella vita di tutti i giorni, di essere un giocatore della Lazio. Fu quando, in una partita contro il Genoa che perdemmo nel recupero, entrasti in campo svogliato, abulico e dichiaratamente polemico nei confronti del mister di allora, reo di snaturarti e di non metterti nelle condizioni di esaltare e dare libero sfogo al tuo estro e alla tua esplosività. Al netto di tutto questo, però, nessuno ti perdonò la tua mancata chiusura sul secondo palo dopo la parata di Perin su Immobile. Lo stesso Immobile ti guardò infuriato, e noi con lui, maledicendoti per non aver accompagnato l’azione che avrebbe sancito il goal della probabile vittoria. Ieri però il Destino ti ha teso una mano. E lo ha fatto, come spesso accade, nel migliore dei modi possibili. Contro il tuo vecchio mister, prima ti ha costretto a tirare fuori il Felipe che non conoscevamo. Perché noi eravamo abituati a quello che piange quando Koulibaly gli ruba palla in un leggendario Napoli Lazio. E allora ‘sticazzi di Di Marco a terra, hai pensato. Restasse lì, a simulare un colpo di fucile ricevuto dagli spalti. Ed eccolo poi Ciro pescato con quella delicatezza che solo il tuo piede educato può rendere così elementare. E poi eccola l’azione da seguire. Tu che pensi “stavolta ci sono”. Perché il Comandante che siede in panchina, il giorno prima, ha detto che si aspetta una reazione dagli uomini e non dai calciatori. E tu ora lo sei: uomo. E allora eccola la smanacciata di Handanovic e la palla che arriva lì. Dove stavolta arrivi a chiudere il cerchio. Nuovamente e finalmente Laziale. Di quelli migliori. Quelli che hanno invitato a cena Storia, Karma e Destino. E hanno pagato il Conto.
ZACCAGNI 7: torna in campo dopo l’infortunio all’ileopsoas. E la domanda nasce spontanea: ma che cazzo è l’ileopsoas?
IMMOBILE 9: rimette le cose a posto con il rigore e poi porta al bar Skriniar (ma poi lo lascia lì e lui va in porta) nell’azione del 2-1. A soli due goal da Piola, più che mai l’ago della bilancia di questa squadra.
SARRI 10: in conferenza stampa, il Comandante aveva detto “mi aspetto una risposta dagli uomini, non dai calciatori”. E così è stato. Presenta una Lazio fisica in grado di giocarsela con la temibile armata nerazzurra e poi la stravolge per arrivare alla vittoria proprio nel momento in cui la maggior parte degli allenatori avrebbe rinviato i cambi dopo aver raggiunto il pareggio. E invece no. Sarri la vince perché vuole vincere mentre Inzaghi la perde, come spesso gli capita, perché la vuole pareggiare. E così mentre Inzaghi toglie Bastoni, Sarri carica a denari con Lazzari e Luis Alberto. E mentre tutti fanno girare la baracca mediatica intorno al mancato fair play, in pochi mettoni in evidenza i meriti di un allenatore e i demeriti dell’altro. Ma a noi ce piace così. Da soli contro tutti. E con in testa il nostro Comandante. Uno che sa trasformare la cultura del lavoro in passione. E la passione in spettacolo.
SPECIAL GUEST
DIMARCO 4: te sei riarzato, bello de mamma? Tutto bene? Fai pure con comodo. Tanto a noi nun ce ne frega un cazzo. Continuamo a gioca’ lo stesso.
CORREA 3: di tanti giocatori scippatici dall’Inter, forse il più inutile. E pure un amico de merda. Se po’ di’?
SIMONE INZA…chi?
AVANTI LAZIO
AVANTI SARRISTI

LAZIO-ROMA: LE MIE PAGELLE

REINA 8: reattivo tra i pali come nei suoi anni migliori. Sul destro di Zaniolo compie la migliore parata del campionato. Ora mi spiego perché è arrivato al campo con la DeLorean.
MARUSIC 7,5: la mossa a sorpresa di Sarri che lo preferisce a Lazzari capendo che in alcune situazioni i centimetri in più contamo. Un po’ come quando stavi pe’ anda’ in discoteca, te guardavi allo specchio e te mettevi un po’ più de ovatta nelle mutande.
HYSAJ 7: è come quell’amico tuo che sa fa’ tutto. Te perde il lavandino, chiami lui. Nun te parte la macchina, chiami lui. Te becchi un virus sul pc perché guardi troppi porno, chiami lui. Te se blocca DAZN? Mmh, lì nun te salva manco Gesù Cristo.
ACERBI 8: a inizio partita s’avvicina all’attaccante della Roma e gli chiede: “Scusa moro, com’è che ti chiami te?”. E lui: “Abraham”. Acerbi, compiendo uno strano gesto con le mani, risponde: “Cadabra”. E lo fa’ spari’ per tutti i 90 minuti.
LUIZ FELIPE 7,5: quando mette da parte l’estetica e si concentra sulla concretezza, sfoggia le sue migliori prestazioni. Come consigliava il tizio a Ceccherini durante il provino ne “I laureati”: “un poco poco più ah e un poco poco meno invece ah”.
LEIVA 7,5: te prego Lucas, nun ce manda’ più tu’ cugino.
CATALDI 7: perché quando la partita si fa dura, c’è bisogno pure del senso d’appartenenza de sto ragazzetto qua.
LUIS ALBERTO 7,5: il raggio laser con cui innesca Immobile vale da solo il prezzo del biglietto. Quando uscirà dal campo felice dopo una sostituzione, allora qual giorno sapremo che il tempo di Luis Alberto alla Lazio è terminato.
AKPA AKPRO 7: provi a pronunciarlo e te se sloga un incisivo. L’unico giocatore africano senza alcun tipo di fascia muscolare entra in campo e non viene ammonito. E già questa, è una splendida notizia.
MILINKOVIC SAVIC 8,5: segna di testa e sviene, non rendendosi conto di aver segnato il goal del vantaggio. Il laccio californiano di Rui Patricio lo stordisce talmente tanto che inizia a esulta’ intorno alle 22 quando scende in giardino all’Olgiata e comincia a corre andando a citofona’ a tutti i compagni.
FELIPE ANDERSON 9: passa tutta la settimana a giocare a FIFA 15 per provare a ripetere quelle giocate che lo resero inarrestabile. Poi scende in campo e gioca come se fosse Beep Beep facendo fare a Vina figura del Coyote. Pare che la Panini quest’anno farà uscire l’album dei Calciatori in una “Vina Version” senza la figurina di Anderson: un modo carino per dimostrare solidarietà a un giocatore con seri problemi di labirintite.
IMMOBILE 8: solo un minestraro ripulito come Roberto Mancini può trasformare il più prolifico e altruista attaccante italiano degli ultimi anni in un giocatore abulico e fuori contesto. La verità è che Ciro Immobile è un attaccante talmente particolare che va capito ed esaltato. I due assist con cui spacca la partita sono tanta roba. Roba alla Roberto Mancini, appunto.
MURIQI sv: in partite come queste, vojo bene pure a lui.

PEDRO 10: inutile nascondersi dietro a un dito. Il goal suo lo aspettavano tutti i Laziali e lo temevano tutti i romanisti. E siccome uno più uno, a Roma, fa ancora due, eccolo qua. Piattone chirurgico dal limite dell’area ed esultanza catartica senza alcun rimpianto per il suo passato sbagliato. E poi disimpegno con busta e umiliazione sul loro Zaniolo che lo sta ancora a cerca’. Prossimamente su Netflix, una serie dedicata a lui: “Ex Maleducation”. 

SARRI 10: quando leggevo di Laziali che dopo cinque partite chiedevano la sua testa, mi tornavano in mente le parole di un mio amico, tifoso di un’altra squadra, quando dice che certe piazze non meritano certi allenatori perché troppo schiave del proprio provincialismo. Ecco, io amo Maurizio Sarri. Amo la sua ossessione e dedizione verso un lavoro che ama e che si è meritato partita dopo partita. Mi emoziono quando lo vedo prendere appunti durante la partite. Lo ascolto in conferenza stampa perché ha sempre qualcosa di interessante da dire, da spiegare. Mi ha emozionato a fine partita quando è corso come un bambino felice sotto la Nord. Con l’entusiasmo di Geppetto quando forgia Pinocchio. Con la felice incredulità con cui Michelangelo chiede al suo Mosé: “Perché non parli?”. Ieri Maurizio Sarri ha messo in piedi un piccolo grande capolavoro. Costringendo Mourinho a dire “abbiamo dominato” dopo che in venti minuti la sua Lazio aveva messo già la partita in ghiaccio.
MOURINHO 10: amo José Mourinho da sempre. La sua dialettica, il suo modo di entrare nella testa dei giocatori e nel cuore dei suoi tifosi. Amo guardarlo nei gesti meno reclamizzati, quando aspetta che la Lazio entri per salutare Sarri, per esempio. O durante il siparietto con Felipe Anderson. E lo conosco. Non di persona, sfortunatamente ma è uno con cui andrei volentieri a cena. E so che in quanto detto a fine partita non ci crede nemmeno lui. Parla di dominio giallorosso per non dover ammettere che ha sbagliato approccio e che la Lazio avrebbe potuto chiudere la partita dopo mezz’ora. Il dominio avviene solo quando è costretto a rimettere la partita in carreggiata, mai prima. È un dominio di inerzia, non di gioco. E la Lazio fa sostanzialmente ciò che deve fare una squadra sempre in vantaggio: aspetta e riparte. Parla dell’arbitro senza far riferimento al rosso che avrebbe meritato Rui Patricio per un intervento completamente senza senso. O la gomitata in faccia di Mancini a Muriqi. Chiede un doppio giallo ridicolo su Leiva ma tutto è fatto in maniera chirurgica per distogliere le attenzioni dai suoi errori e da quelli della sua squadra. Chi lo conosce, lo sa. Io continuo ad amarlo, colori a parte. Perché certi personaggi, come lo stesso Sarri ma in maniera diametralmente opposta, rendono il calcio uno sport bellissimo. E hanno reso il Derby di ieri uno dei più intendi degli ultimi anni.
ZANIOLO 4: tecnica ed esplosività al servizio di un cervello con un neurone che se chiede dove so’ finiti tutti gli altri. La sceneggiata sul rigore gli apre infinite prospettive cinematografiche a fine carriera. Potrebbe essere un giocatore devastante, ma molto probabilmente verrà ricordato come il Balotelli bianco.
AVANTI LAZIO

LAZIO-SARRI: LE MIE PAGELLE

LOTITO 10: la verità è che lui Sarri lo voleva da mo’. Ma c’aveva Inzaghi che co’ ‘sta storia della Lazialità nun se voleva schioda’ da Roma e, soprattutto, Maurizio Sarri si era appena accordato con la Roma. E allora tra il dire e il fare, Claudione mette in mezzo Tare. 

“Aho, Igli, so’ er Presidente. Lo sai fa’ l’accento portoghese?”
“Si, Presidente, da ragazzino io fatto provino a Lisbona”.
“Ecco bravo, allora chiama Trigoria e fatte passa’ Friedkin. Je dici che sei Mourinho. Che te sei liberato dal Tottenham e che il sogno tuo è sempre stato quello de allena’ Totti”.
“Ma Presidente, Totti ha smesso quattro anni fa”.
“Nun fa niente! Tu di’ così che funziona sempre”.
Con grande sorpresa di tutto l’ambiente calcistico, e anche di Mourinho stesso, la Roma il giorno dopo annuncia l’ingaggio di José Mourinho. Lasciando libero Sarri.
Ora bisogna solo convincere Inzaghi ad andare via. Ma come?
“Igli, tocca trovare una squadra importante, che giochi con il 3-5-2 e che sia ben collegata con Roma perché lo sai Simone com’è fatto, no? “Gaia de qua, Gaia de là!””.
“Beh, ci sarebbe l’Inter ma loro hanno Conte e soprattutto hanno appena vinto lo Scudetto”.
“Perfetto, bravo Igli, lascia fare a me, ce penso io. Passame er telefono ma prima chiama Conte ma metti er cancelletto e l’asterisco così nun compare er numero. E mo’ che ce parlo nun me fa ride che te rimando a Tirana a vende’ le aquile de legno scolpite da tu’ cugino Dimitri”.
“Plonto, Antonio? Sono il Plesidente Zhang, volevo solo dilti che qui all’Intel non abbiamo più una lila. E che se tu dale me Iban, io velsale buona uscita subito subito. Ma tu plima devi filmale dimissioni”.
Con la panchina dell’Inter libera, si entra nella fase finale del piano messo in piedi da Lotito. Arriva il giorno dell’incontro a Villa San Sebastiano. Sul piatto c’è il rinnovo di Inzaghi per la prossima stagione.
Quando Inzaghi entra, Lotito mette a palla nello stereo una canzone per confondere le idee a Simone.
“Ma Presidente! Questa è…”
“Sì, Simo’…AMALA, PAZZA INTER, AMALA!! 🎵 🎵 ma non lo sentì che ritmo? Che testo? È UNA GIOIA INFINITA CHE DURA UNA VITA!”
Inzaghi a questo punto è confuso. Lotito tira fuori il contratto.
“Allora, Simo’, tutto ok. Visto il lavoro fatto in questi anni ti propongo un bel biennale a quattro milioni l’anno. E te dirò de più: come la vedi se l’anno prossimo torni ad allena’ de Vrij?”
“Fantastico! Siete riusciti a convincerlo a tornare?”
“Non proprio! Tu prima firma però…sbrigate!”
Inzaghi firma. Una stretta di mano a sancire l’accordo. Poi il solito brindisi per festeggiare. E poi Inzaghi lascia felice Villa San Sebastiano. Conferma ai giornalisti fuori la dimora di Lotito, il lieto fine della trattativa. E poi incredulo per quell’aumento inaspettato rilegge di nuovo il contratto. Per poi scoprire che…
“Ah Preside’, sono Simone. Scusi eh, ma stavo a rilegge il contratto ma perché è stampato sulla carta intestata dell’Inter?!?”
Tutututututututu.
“Pronto, il signor Sarri? Sono Claudio Lotito, presidente della Lazio, la prima squadra della Capitale. Le volevo chiedere se era impegnato per i prossimi due anni con un’opzione per il terzo?”
TARE 7: perché tutti sappiamo che a un certo punto è partito con la sua Trabant diesel e ha raggiunto casa de Sarri in Toscana. Ma pe’ fa che? Pe’ convince il Comandante che Muriqi e Akpa Akpro nello stretto so’ capaci de duetta’ come Jorginho e Insigne? Che Escalante in Argentina lo chiamavano “il Valdifiori della Pampa”? No, niente de tutto questo. La verità è che mentre Lotito e Sarri erano in call su Zoom pe’ defini’ i premi partita, a Sarri è venuta improvvisamente voglia de mozzarella de bufala de Battipaglia. E così Claudione ha tirato fuori dalla tasca il rotolo de pezzi da 50 euro, je n’ha allungati tre a Tare e j’ha detto:
“Tiè, va a Battipaglia, comprace tutta la mozzarella che ce vie’ fuori co’ ‘na piotta e mezza e portajela a casa”.
“Ma’ Presidente’, da qui fino a Battipaglia e poi in Toscana….”
“Vai e zitto, Igli. O te devo ricorda’ quando m’hai detto che Durmisi andava sulla fascia come un treno?”
INZAGHI: cinque anni da 8, un giorno da 4. Ma che purtroppo fa media come certi compiti in classe de fine anno. Cinque anni in cui il senso di appartenenza e la Lazialità hanno valorizzato i risultati e le vittorie e hanno contribuito a chiudere un occhio di fronte a certe decisioni spesso incomprensibili. Perché la tua Lazio è stata per lunghi tratti bellissima ed emozionante  e c’è stato un momento in cui i romanisti hanno avuto più paura della Lazio che del Covid stesso. Ma siccome, per citare quel capolavoro di “Fight Club”, “in un arco di tempo abbastanza lungo, l’indice di sopravvivenza di un individuo scende a zero”, alla lunga sono venuti a galla anche i tuoi difetti. Che noi malati di Lazio saremmo stati anche in grado di perdonare se non fosse che dopo aver sbandierato di nuovo la tua Lazialità in tv (che non è la trasmissione de Guidone), hai preferito rimagnatte tutto e vola’ a Milano. Che poi ce sta pure eh. Però bastava nun fa tutte quelle manfrine e magari ce potevi saluta’ comprando ‘na pagina der Corriere dello Sport. Perché a noi tifosi, tanto romantici quanti fregnoni, ste cose ce piacciono e ce fanno dimentica’ tutto. E invece no. Manco quello. Vabbè.
PEDULLA’ 10: in un mondo de cazzari, lui si è dimostrato da subito la fonte più affidabile. Sbaragliando la concorrenza e diventando presto l’unico vero riferimento per chi voleva seguire la trattativa senza isterismi. E Bargiggia muto.
SARRI 10: devi sapere, caro Maurizio, che nella sua Storia la Lazio ha spesso reso grandi, allenatori agli albori della loro carriera. Maestrelli, Mancini, Inzaghi, lo stesso Pioli, Delio Rossi e ci metto pure Ballardini che se avrà ‘na cosa da racconta’ ai nipoti sarà quando ha vinto la Supercoppa contro l’Inter di Mourinho. Quando invece sulla panchina s’è seduto Eriksson, uno che già sapeva come se faceva a vince, sappiamo tutti quello che è successo. Ecco, io nun te dico de famme rivive quei tre anni meravigliosi perché ormai so’ vecchio e er core nun reggerebbe. Però ecco, la sensazione de pote’ fasse un giretto intorno al Sole senza la paura de squajamme le ali, quello sì.
Indicaci la strada, Comandante. Noi saremo pure stronzi, antipatici e polemici ma soprattutto siamo una bella tifoseria de soldati pronti a tutto.
AVANTI LAZIO.

26 MAGGIO 2013: LE MIE PAGELLE

Marchetti 72: reattivo in diverse occasioni. Ma soprattutto se nella storia rimarrà per sempre Lulic71 è anche perché c’è stato un Marchetti decisivo al 72esimo.

Cana 7: “e sornione sta arrivando Cana nell’area della Roma…” risuona come un barbarico Yawp sopra i tetti del mondo.

Ciani 8: è sua, nei minuti di recupero, la spazzata che chiude il match. Ma il voto è soprattutto per quel colpo di testa al novantacinquesimo contro il Siena senza il quale non saremmo arrivati qui.

“Cianiiiiii! Cianiiiii!!”

Radu 7: er calcio in culo a Lulic dopo er go’ entra di diritto nelle esultanze più belle de sempre.

Candreva 7,5: fortuna vuole (sempre mejo che Fortuna Wallace) che er cross più importante della sua carriera lo sbagli. Pe’ regala’ a Lobont la possibilità de offri’ a Lulic er momento più epico della sua vita.

Ledesma 8: zoppicando, abbracciato a Manzini, in lacrime entrambi, verso la Nord a fine partita è il quadro carico di Lazialità che abbellisce un pomeriggio indimenticabile.

Lulic 71: solo lui, con la sua coordinazione che sfida ogni principio della gravità poteva mettere in porta con nonchalance una palla che lo aveva preso in controtempo. Segna il goal che decide il match e che creerà uno spartiacque profondo tra le due sponde della Capitale. Senad Lulic, un uomo chiamato Leggenda.

Mauri 7: sarebbe capace de trova’ un corridoio pure entrando dentro casa de ‘no sconosciuto, ubriaco e al buio. Suo il filtrante che manda al cross Candreva. Sua l’esultanza rabbiosa, orgogliosa ed elegante verso la Nord dopo il goal di Lulic.

Klose 7: passa tutta la partita a rimpiange de nun ave’ fatto la carriera der Pupone.

Petkovic 8: gli basta una stagione per entrare nella storia della Lazio. Elegante, bellone, signorile. Lo stile Lazio in panchina nel giorno più importante.

Lobont 9: solo uno nato lo stesso giorno di Lulic poteva’ mette sui piedi de Senad, la palla più importante della storia del calcio romano.

Marquinhos 8: in un fermo immagine che immortala Lulic sgraziato giustiziere, lui è il contraltare trafitto.

De Rossi 8: dispiace vedere un guerriero come lui in lacrime dopo tante battaglie onorate lealmente. Però, Danie’, nun te scoraggia’. Ho dato un’occhiata al calendario e il prossimo 26 maggio de domenica capita nel 2019. Hai visto mai che riesci a celebra’ qualcosa de importante proprio quel giorno?

A Pallotta, l’ardua sentenza.

Totti 8: come al solito decisivo nelle partite che contano. Da un suo fallo a centrocampo, infatti, nasce l’azione che regalerà la Coppa ai biancocelesti. Si consoli, Francesco: è ancora nel pieno delle forze e avrà tutto il tempo per alzare trofei.

Andreazzoli 8: tiene Pjanic e Osvaldo in panchina. Mette Marquinhos terzino destro. E soprattutto, fa un piccolo passettino indietro per permettere ai Laziali di esultare in tranquillità. Chapeau. Avrà tempo per rifarsi. Magari il prossimo 26 maggio di domenica, anche lui.

Pallotta 8: ok, la sconfitta è epocale. Ma sono sicuro che impegnandosi, il buon James riuscirà a fare anche di meglio.

Antinelli (inviato Rai a bordo campo) 8: “È il momento migliore della partita questo, per Andreazzoli” dice lui al 70esimo. Con un Hernanes in tono minore, il vero Profeta di questa Finale è decisamente lui.

AVANTI LAZIO

BUONE VACANZE (stavolta per davvero)

ATALANTA-LAZIO: LE MIE PAGELLE

Strakosha 6,5: reattivo e sicuro tra i pali. Efficace anche in presa bassa. Però, all’ennesimo rinvio sbajato, Acerbi se lo guarda e je fa: “Ah regazzi’, mo’ t’o buco quer pallone!”.

Luiz Felipe 7: concentrato e sul pezzo come Valentina Nappi quando prende il Fake Taxi.

Acerbi 7: con l’Atalanta ha un conto in sospeso dalla partita dell’andata, quando il VAR je tolse un goal per una questione di millimetri, dopo cinque minuti di consultazioni. Stavolta je tocca Zapata e lui, come già fatto con Icardi e Piatek, se lo lega agli scarpini e lo porta a fa’ il tour dello Stadio Olimpico senza faje tocca’ ‘na palla.

Bastos 6: nun ve lasciate inganna’ dalle immagini. Quello non è mai rigore. Semplicemente perché quello non era il braccio…

Radu 6,5: entra a freddo mentre stava a scambia’ i doppioni delle figurine Panini co’ Manzini e comincia a fa’ ciò che ogni difensore del mondo che meriti ‘sta qualifica dovrebbe fare: legnare Ilicic come se non ci fosse un domani.

Marusic 6,5: Inzaghi je dice de dedicasse a Castagne e lui, complice er clima invernale, se piazza all’angolo tra via Condotti e Piazza di Spagna a vende i cartocci a 6 euro.

Lulic 71: Inzaghi je dice de guarda’ Hateboer e lui passa tutta la partita a fissallo nell’occhi. Dimenticandose però de scende sulla fascia. Alza al cielo la Coppa Italia che dal 2013 dovrebbe portare il suo nome. Quasi quasi lancio ‘na petizione su Change.org.

Parolo 7: due anni fa, era arrivato alla finale in condizione fisiche pietose. Stavolta, il turnover ce lo consegna fresco e pronto per la battaglia. Peccato l’età sia impietosa. Perché uno come Marco Parolo serve sempre. Perché uno come Marco Parolo sa sempre quello che deve fare. E lo fa sempre nel modo migliore. Faccia pulita e buone maniere. Marco Parolo, Laziale d’adozione. Laziale vero.

Leiva 8: un gigante. Sradica palloni. Detta i tempi. Randella quando c’è da usare le maniera forti. E pennella il calcio d’angolo decisivo. Lucas Leiva sta a ‘sta squadra come Ennio Morricone sta ai film di Sergio Leone. Imprescindibile e abbellente.

Luis Alberto 7: co’ Correa se intende a meraviglia manco fossero Al Bano e Romina sul palco de Sanremo mentre cantano “Felicità”. Esce incitando i compagni a crederci fino alla fine.

Milinkovic-Savic 8: sfrontato e spavaldo come Tony Manero il sabato sera. Entra a partita in corso e cambia la storia del match con la specialità della casa. Il goal del Sergente sarà per i bergamaschi un incubo ricorrente per molti anni: un po’ come er furto del pupazzetto de Zorro pe’ Salvini.

Correa 8: il goal che chiude la partita è di una bellezza disarmante. Astuzia, classe, velocità e lucidità. C’è tutto. E pure qualcosa di più: il fiato sospeso di un popolo intero che passa da stupore a delirio in un crescendo rossiniano che rimarrà scolpito in eterno.

Immobile 6: ‘sto periodo è lucido come Andrea Diprè dopo un festino co’ Sara Tommasi.

Caicedo 7: nessuno c’avrà fatto caso, ma sul go’ de Correa fa ‘na cosa tipo rugby: un calcione alla cazzo de cane che lancia er Tucu verso la gloria.

Inzaghi 8: l’ha vinta lui. Con Marusic titolare. Bastos tolto mezz’ora. E i cambi del Sergente e Caicedo. L’ha vinta lui. E quando certi tifosi cominceranno a pensare che il proprio giardino non ha nulla da invidiare ad altri più celebrati non sarà mai troppo tardi. Tra un Inzaghi e un Gasperini, mi prendo sempre il primo. E spero che rimanga alla Lazio ancora per molto. E se così non sarà, non finirò mai di ringraziarlo per avermi mostrato una delle squadre più Laziali di sempre. Grazie Mister. Ti voglio bene.

Gasperini 8: il più serio candidato alla panchina della roma ha già cominciato a studiare la storia della sua futura squadra per non presentarsi a Trigoria impreparato. Il problema è che ha iniziato con il capitolo sbagliato. Quello della Coppa in Faccia. Tanti auguri Mister. E cento di queste serate.

La Settima 7: un numero che ritorna spesso nella storia della città. Sette sono i colli. Sette sono i goal che la roma ogni tanto decide di regalarsi e regalarci. Sette sono le Coppe Italia vinte dalla Lazio. Poi uno dice che sette pijo per il culo, caro romanista, nun c’ho ragione.

Buone vacanze a tutti, amici miei. Le pagelle, per quest’anno, finiscono qui. Nel migliore dei modi possibili.

AVANTI LAZIO

SAMPDORIA-LAZIO: LE MIE PAGELLE

Strakosha 6,5: su Ramirez è reattivo come Salvini quando c’è ‘na nave de profughi a tre chilometri dalla Sicilia. Nel secondo tempo, è fortunato sul tiro de Murru. Ma dopo tutti i pali quest’anno, er colmo sarebbe stato quello de prende un go’ co’ ‘na carambola palo-schiena. Almeno pe’ stavolta, er Dio del Calcio ha chiuso un occhio.

Wallace 6: c’ha sempre quell’aria un po’ imbranata tipica de chi sta a passeggia’ con la donna della sua vita ma ha appena pestato la merda.

Acerbi 6: e ‘na volta Patric e Radu. La volta dopo, Luiz Felipe e Bastos. ‘Na volta ancora Wallace e Podavini. Ve vojo vede a voi gioca’ sempre bene quando er Mister te cambia i partner de reparto co’ la stessa frequenza co’ cui Belen cambia fidanzato.

Bastos 6,5: rientra in quel pacchetto di giocatori che certi “tifosi” amano definire “pippe”. Criticato, perculato, ma, quest’anno, ogni volta che è stato chiamato in causa, ha sempre risposto presente e non ha mai sbagliato una partita. Er Caicedo della difesa.

Rómulo 7: pare che quando è arrivato a Formello a gennaio, nello spogliatoio se sia presentato così: “Il mio nome è Romulao. Sergio Romulao!”

Marusic 6: Inzaghi prima de fallo entra’, se l’è abbracciato a bordo campo, j’ha indicato Rómulo e j’ha spiegato, a modo suo, perché j’ha preferito l’ex genoano: “‘O vide, Marusic, quanto è bello? Spira tantu sentimento!”

Lulic 6: che stratega! Se fa ammonì apposta pe’ nun gioca’ domenica contro l’Atalanta, facendoli abitua’ a Durmisi, e cojeli così de sorpresa in finale. Ne sa una più der diavolo, er vecchio Senad.

Cataldi 6: il tiro a giro di sinistro con cui piega le mani a Olsen chiude il match e lo consegna di diritto…ah no…questa è la pagella der Derby. 💦💦

Badelj 6,5: entra e fa’ girare la palla molto bene. Ed è infinitamente meglio quando la cosa je riesce al singolare e non al plurale come in gran parte delle partite quest’anno.

Leiva 6: partita in tono leggermente minore rispetto al solito. È come la carbonara con la pancetta. Te la mangi sempre ed è sempre bona. Ma lo senti che c’è quer qualcosa de nun so che.

Parolo 6,5: festeggia con una vittoria e con la solita partita di sostanza le 300 gare in serie A. Di lui non mi ricordo una partita in cui non sia uscito con la maglia sudata. E per questo, tutti i tifosi della Lazio je vojono bene. Però per quel go’ all’ultimo minuto che ce facesti a Cesena, ancora me rode un po’ er culo. Questo almeno me lo concedi, Marcoli’?

Correa 7: è come ‘a palpebra. Quando cala lui, la Lazio nun vede più la porta.

Caicedo 8: devastante. Sul primo goal pareva Boksic. Sul secondo Bobo Vieri. E allora ho spento la tv e ho cominciato a piagne perché me sembravo Giovanni: “Non ce la faccio! Troppi ricordi!”

Immobile 6,5: Ciro mo, te volevo di’ che er coro che noi Laziali cantiamo ai nostri bomber “Prendi il palo, la traversa, Ciro-goal, butta giù la porta…” poi finisce con “facci un goal!” E faccela canta’ tutta ‘sta canzone, pe’ ‘na volta! E che cazzo!

Inzaghi 7,5: per il terzo postulato della Lazio “ad ogni vittoria in coppa (specialmente in trasferta), corrisponde una figura di merda uguale e contraria tre giorni dopo”. Alzi la mano chi non ha pensato questo al fischio d’inizio. “Tanto a Genova te pare che vinci?” E invece la banda Inzaghi smentisce tutti e porta a casa tre punti che potevano essere più tranquilli. Dando un senso al trionfo con il Milan ma aumentando al tempo stesso i rimpianti per i tre punti persi con il Chievo. Ma lo so io e lo sapete voi. Se avessimo vinto col Chievo, a Genova avremmo perso. E allora famo che è ita così e che queste che avete appena letto so’ le pagelle de Lazio-Chievo.

AVANTI LAZIO

MILAN-LAZIO: LE MIE PAGELLE

Strakosha 6: dopo la parata su Calabria, resta talmente inoperoso che chiama er ristorante de Cracco e se fa’ manna’ ‘na Margherita co’ JustEat. Che je costa quanto er premio partita.

Bastos 8: insuperabile in fase difensiva e pericoloso in avanti. Una sicurezza come er bangladino aperto a mezzanotte quando te viene voja de birra.

Acerbi 8: torna sul luogo del delitto dopo dieci giorni e sfodera l’ennesima prova tutta testa e anticipo. Pare che Piatek dopo l’ennesima partita contro Acerbi in cui nun l’ha strusciata, se sia fatto tatua’ un pallone sull’avambraccio. “Così almeno qualche volta lo vedo” pare abbia detto a Gattuso.

Luiz Felipe 6,5: co’ Bastos e Acerbi vicino, poi gioca’ pure a occhi chiusi. Lui lo fa. Altrimenti se sarebbe accorto de quanto fosse brutto Castillejo.

Rómulo 7: passa tutta la partita a conta’ i falli che je fa’ Laxalt. Ogni volta che je parte er doppio passo in loop, do’ ‘na botta ar televisore perché penso se sia inceppato er segnale.

Lulic 6,5: c’ha quella fantastica capacità de fa’ sempre la scelta sbajata che lo vedrei bene come segretario der PD.

Leiva 7,5: trasmette più sicurezza lui in mezzo ar campo che Mitch Buchannon sur bagnasciuga.

Milinkovic-Savic sv: vedello zoppica’ felice pe’ esse andato a festeggia’ il goal de Correa m’ha commosso tipo “L’attimo fuggente” quando i pischelli salgono sulla scrivania pe’ saluta’ er professor Keating.

Parolo 6,5: l’amico tuo che chiameresti quando le guardie stanno pe’ anna’ a perquisitte casa.

Luis Alberto 7: Inzaghi je chiede de sacrificasse e mettese a disposizione dei compagni e allora lui va all’Auchan a fa la spesa a Immobile, passa alla posta pe’ paga’ la bolletta del gas a Caicedo e poi se ferma dar parrucchiere a prende lo shampoo pe’ Manzini.

Badelj 6: l’unico Milan felice ieri sera.

Correa 8: nella serata del karma perfetto, lui è quello che l’ultimo goal in campionato lo aveva fatto proprio al Milan. I primi cinque minuti so’ teribbbili (pronunciato con la voce de Verdone). Poi però entra in partita e i difensori rossoneri lo vedranno solo quando a Milanello verranno consegnate le foto dell’autovelox. Segna il goal della vittoria con un tocco di fino che di solito si elargisce nelle partite di calciotto quando ormai er custode der campo t’ha detto che l’ora è scaduta ma tu voi comunque fini’ l’azione e er portiere avversario sta anna’ a fasse la doccia e s’è tolto pure i guanti.

Caicedo 6,5: entra al posto de Correa e oltre a fa più sponde de un tavolo da biliardo se butta in area de rigore con la stessa credibilità con cui Maurizio Costanzo se mette a da’ lezioni de dizione.

Immobile 7: ok, nun segna. Ma manda in porta Correa alla fine di un contropiede perfetto e tiene il pallone incollato al piede quando è il momento di guadagnare tempo e metri. L’impegno non è mai mancato. I goal torneranno.

Inzaghi 8: sì, ok, avemo perso col Chievo in casa (ma so’ pure 17 anni che perdemo cor Chievo in casa). Però prepara la partita in maniera perfetta, sbanca per la terza volta quest’anno San Siro e la sua squadra finisce facendo il torello nella Scala del calcio. Quando sento gente che invoca Giampaolo, recordman de esoneri, e De Zerbi me viene ‘na tristezza che manco er passero solitario de Leopardi.

I 4000 di San Siro 10: tutti noi temevamo il trappolone mediatico ma sugli spalti la risposta è stata perfetta. Il 12esimo in campo nonostante avessero di fronte 60000 milanisti. E una finale da vivere da protagonisti per chi c’ha sempre creduto.

Calhanoglu 8: nun fa in tempo a entra’ che la Lazio segna. Quando se dice ”cambio azzeccato”.

Cutrone 8: il karma di questa serata magica colpisce anche lui. L’anno scorso si era reso protagonista di uno dei tanti scempi arbitrali perpetrati nei nostri confronti. Quest’anno, segna, sì, di testa, ma in fuorigioco. E l’urlo del goal je resta strozzato in gola. Peccato, Cutro’.

Kessié e Bakayoko 33: chissà chi dei due avrà l’onore di conservare nel cassetto la maglia del finalista di Coppa Italia. Magari potrebbero chiede ad Acerbi de mannajene un’altra così non litigano.

Pazzini 10: so’ passati nove anni da quel giorno. Da quando un Pazzo fece impazzì mezza città. Facendo gode l’altra mezza. E noi non abbiamo mai smesso di volerti bene e celebrarti. Perché se Roma quel 25 aprile venne liberata è solo grazie a te. Grazie ar Pazzo.

AVANTI LAZIO

LAZIO-UDINESE: LE MIE PAGELLE

Strakosha 7: perfetto per novanta minuti tranne che in occasione del rigore. C’avrebbe fatto passa’ un secondo tempo decisamente più interessante.

Patric 6: timido e poco efficace come un pischelletto che vede la gnagna per la prima volta.

Luiz Felipe 7: intimorisce Lasagna urlandogli contro “sei solo chiacchiere e besciamella!” E nonostante la pesantezza del piatto, lo digerisce brillantemente in novanta minuti.

Acerbi 7: “la proprietà commutativa è valida sia per le addizioni che per le moltiplicazioni. La regola della proprietà commutativa è: cambiando l’ordine degli addendi della addizione, la somma non cambia; cambiando l’ordine dei fattori della moltiplicazione, il prodotto non cambia. Spostando Acerbi dal centro al centrosinistra la sua prestazione non cambia.”

Wallace 6: entra ed è subito pusher della stazione Termini. Con la tuta dell’Adidas finta nera e rossa. E le Squalo ai piedi.

Rómulo 6,5: pare uno de quei giocatori de FIFA. Quando se inceppa er pulsante delle finte e comincia a fa’ doppipassi come se nun ce fosse un domani.

Lulic 6,5: più in difficoltà de Luca Giurato davanti a uno Zanichelli

Parolo 6: con un tiro dalla distanza al ventisettesimo della ripresa ha il merito di risvegliare lo stadio dall’abbiocco in cui eravamo sprofondati tutti.

Milinkovic-Savic 6,5: sempre nel vivo del gioco come Greta Thunberg a una manifestazione sull’ambiente.

Leiva 7: pubblichiamo un piccolo estratto del “Manuale del Centrocampista Diffidato” di Paolo Coelho: “quando il centrocampista diffidato nota con la coda dell’occhio che sta per essere chiamato il suo cambio, lui con astuzia prende di mira l’avversario più vicino e lo fracca senza minimamente interessarsi del pallone. L’arbitro lo ammonisce e lui può serenamente uscire dal campo dopo aver raggiunto il nirvana del suo essere. Il passaggio da diffidato a squalificato si è così compiuto”.

Bruno Jordao 6: e ora aspettiamo anche l’esordio di Lionello Manfredoniao e Vincenzo D’Amicao.

Immobile 6: c’ha le polveri bagnate come uno a cui s’è appena rovesciato il bicchiere del drink sul tavolino dove se stava a acchitta’ la botta.

Caicedo 7: le statistiche non mentono. I 5 goal del Panterone hanno fruttato 5 vittorie e 15 punti. A occhio e croce, se l’anno prossimo fa 20 goal, semo Campioni d’Italia in scioltezza.

Badelj 6: c’ha il dinamismo e l’esperienza di un anziano in fila alla posta per ritirare la pensione.

Inzaghi 6,5: la Lazio si rialza dopo dieci giorni che avrebbero depresso chiunque. Figuriamoci un ambiente come quello Laziale che sta in analisi dal 1900. Senza Correa e LA punta tutto sulla coppia “Miami Vice” e porta a casa agevolmente tre punti che rimettono la Lazio in carreggiata Europea.

AVANTI LAZIO

INTER-LAZIO: LE MIE PAGELLE

Strakosha 7: sicuro come un posto de blocco fori ‘na discoteca er sabato sera.

Bastos 7: i secondi intercorsi tra il suo colpo di testa all’indietro e il mancato autogoal so’ stati lunghi come un “lanimadelimejomortaccitua”. Però tutto è bene quel che finisce bene. E di lui resta il ricordo di una gran partita.

Acerbi 7,5: gioca talmente sull’anticipo che lui, a Milano, era salito venerdì co’ la macchina sua.

Luiz Felipe 7: sui primi tre rinvii te viene er dubbio che se sia infilato du’ scarpini sinistri. Poi azzecca er primo tackle e se fomenta manco fosse Rambo in Vietnam. A un certo punto se guarda Perisic e je fa: “Ivan, sono io che vengo a prenderti!”

Romulo 6,5: prima serve a Luis Alberto il pallone da cui nasce il goal della Lazio. Poi passa la partita a innervosi’ Perisic chiedendoje se j’avanza un doppione de Mauro Icardi perché così finisce l’Inter.

Milinkovic-Savic 8: er Sergente sceglie la Scala del calcio per giocare la sua migliore ‘nuova’ partita: meno apparenza, ma più presenza e solidità. Pare che Brozovic, dopo esse stato bullizzato sur go’, sia andato a piagne da mamma. È l’Ibrahimovic dei centrocampisti.

Leiva 8: è il Generale cantato da De Gregori. Solo che lui più che dietro la collina, preferisce stare ancora in trincea. Il leader mentale di una squadra finalmente matura e consapevole delle proprie qualità: “Generale, la guerra è finita. Il nemico è scappato, è vinto, è battuto”.

Luis Alberto 7: il cross per Milinkovic non è un semplice assist. È un bacio Perugina cor bijettino firmato Mara Maionchi che dice: “Tiè, mo’ vedi che poi fa’!”

Parolo 6,5: “Me devi fa’ filtro a centrocampo” je chiede Inzaghi. E allora lui prende un pezzetto de cartoncino e se mette a rolla’ in mezzo ar campo.

Lulic 7: Inzaghi je dice de tampona’ D’Ambrosio e Politano e lui allora gioca tutta la partita co’ er modulo der Cid dentro i pantaloncini.

Durmisi ng: cinque minuti ma solo perché pure lui aveva messo i soldi der campo.

Correa 6,5: qualche strappo dei suoi ma poi se strappa alla schiena. Ed è costretto alla resa.

Caicedo 6,5: io ogni volta che lo vedo ripenso a lui che lascia sur posto Fazio, se beve Olsen e la mette in porta de sinistro. E je do in automatico mezzo voto in più.

Immobile 7: non è la sua partita ma tiene su la squadra e nel finale guadagna minuti fondamentali con le ripartenze e qualche fallo subito. Se sacrifica come l’abbacchio a Pasqua.

Inzaghi 8: non serve cambiare modulo per cambiare modo di giocare. La sua Lazio è un piccolo gioiello fatto di tecnica, grinta e spirito di sacrificio. Che nel cambio De vrij-Acerbi ha la giusta chiave di lettura di questa stagione. Fori uno con l’Iban tatuato sur collo e dentro uno che mette sempre er core in tutto quello che fa.

De vrij 4: tocca aggiunge altro che nun sia già stato detto? Ah sì: c’hai er core de latta.

Candreva 8: entra a dieci minuti dalla fine, sbaja come ar solito tutti i cross che po’ sbaja’ e fa tre falli fondamentali pe’ facce perde tempo. Mai stato così Laziale come oggi.

Caressa 10: “La Lazio finalmente batte una grande!” Bergomi: “Ma Fabio, la Lazio ha battuto la roma!” Lui: “Sì, ma la roma non è più una grande…” Eh niente, ‘sto periodo Caressa ce regala più occhiaie de Pornhub.

AVANTI LAZIO