LAZIO-INTER: LE MIE PAGELLE

REINA 7,5: nella partita apparentemente più difficile dopo la comparsata a “Paperissima sprint” di domenica scorsa, se ritrova a fa’ solo una parata. Poi però dopo ave’ preso lo straccio bagnato de Lautaro (che è come quei cani de merda che abbaiano sempre ma nun mozzicano mai), ha l’intuizione più riuscita della partita: fa riparti’ il contropiede proprio là, dove Dimarco (con i capelli de uno che sembra uscito da un film de Almodovar) pare Kennedy a Dallas.

HYSAJ 6: C’ha la grande capacità de fa danni pure quando la situazione è apparentemente tranquilla. Tipo Verdone quando manda bevuto Mario Brega in “Bianco Rosso e Verdone”: “M’hai fatto carcera’! A ‘nfame! A ‘nfamone!”

MARUSIC 7: quando gioca lui, le diagonali arrivano in orario.
PATRIC 8: dove non c’arriva con il fisico ci arriva con la foga. Un po’ come quando Alvaro Vitali provava a scopasse Carmen Russo in certe commedie anni ‘80.
LUIZ FELIPE 8: salta sulla schiena di Correa con quella maschia goliardia der mejo amico tuo quando t’abbraccia a fine serata e te dice “sei andato in bianco stasera eh? Beh, io no! Fregnone!”
LAZZARI 8: spacca la partita con la stessa facilità con cui il grande Bud Spencer apriva in due una noce di cocco.
LEIVA 7: peccato che ormai duri solo un tempo. Come certi film de Muccino.
CATALDI sv: chiede a Sarri de entra’ perché sennò Lotito je scalava l’ultimi sessanta euro rimasti sul coupon de Vivaticket.
BASIC 7,5: la mossa a sorpresa di Sarri che garantisce qualità e quantità nella prima parte di gara. Va vicino al goal grazie allo stesso inserimento fatto in Europa League (ma stavolta di piede). E se Milinkovic è per tutti noi “Er Sergente”, lui è già Caporale Maggiore.
LUIS ALBERTO 8: la punizione del terzo goal è un apostrofo rosa sulle parole “tiè, segna!”
MILINKOVIC-SAVIC 10: quando vede l’Inter se trasforma come Jeeg-Robot quando Miwa je lanciava i componenti. Dopo un primo tempo di quantità, nel secondo sale in cattedra con il suo solito strapotere tecnico. Sulla pennellata di Luis Alberto, va in terzo tempo su Skriniar tipo Lebron James che schiaccia in faccia a Gigi la Trottola. Poi l’esultanza dopo, beh, l’esultanza dopo, beh, l’esultanza dopo, beh (no, nun me so’ incajato tranquilli) è solo che l’esultanza dopo, beh, con quelle mani mosse come a dire “attaccateve tutti ar cazzo”, beh, io la userei come poster per la prossima campagna abbonamenti.
PEDRO 7,5: “magari ti chiamerò trottolino amoroso e dudu dadadà.”
AKPA AKPRO sv: entra solo pe’ fa l linguaccia alla telecamera ed è subito Steve Urkel ai tempi de “Otto sotto un tetto”.
FELIPE ANDERSON 10: c’è stato un momento qualche anno fa in cui smettesti, per me e per quelli come me che nel calcio riversano gli stessi sentimenti che mettono nella vita di tutti i giorni, di essere un giocatore della Lazio. Fu quando, in una partita contro il Genoa che perdemmo nel recupero, entrasti in campo svogliato, abulico e dichiaratamente polemico nei confronti del mister di allora, reo di snaturarti e di non metterti nelle condizioni di esaltare e dare libero sfogo al tuo estro e alla tua esplosività. Al netto di tutto questo, però, nessuno ti perdonò la tua mancata chiusura sul secondo palo dopo la parata di Perin su Immobile. Lo stesso Immobile ti guardò infuriato, e noi con lui, maledicendoti per non aver accompagnato l’azione che avrebbe sancito il goal della probabile vittoria. Ieri però il Destino ti ha teso una mano. E lo ha fatto, come spesso accade, nel migliore dei modi possibili. Contro il tuo vecchio mister, prima ti ha costretto a tirare fuori il Felipe che non conoscevamo. Perché noi eravamo abituati a quello che piange quando Koulibaly gli ruba palla in un leggendario Napoli Lazio. E allora ‘sticazzi di Di Marco a terra, hai pensato. Restasse lì, a simulare un colpo di fucile ricevuto dagli spalti. Ed eccolo poi Ciro pescato con quella delicatezza che solo il tuo piede educato può rendere così elementare. E poi eccola l’azione da seguire. Tu che pensi “stavolta ci sono”. Perché il Comandante che siede in panchina, il giorno prima, ha detto che si aspetta una reazione dagli uomini e non dai calciatori. E tu ora lo sei: uomo. E allora eccola la smanacciata di Handanovic e la palla che arriva lì. Dove stavolta arrivi a chiudere il cerchio. Nuovamente e finalmente Laziale. Di quelli migliori. Quelli che hanno invitato a cena Storia, Karma e Destino. E hanno pagato il Conto.
ZACCAGNI 7: torna in campo dopo l’infortunio all’ileopsoas. E la domanda nasce spontanea: ma che cazzo è l’ileopsoas?
IMMOBILE 9: rimette le cose a posto con il rigore e poi porta al bar Skriniar (ma poi lo lascia lì e lui va in porta) nell’azione del 2-1. A soli due goal da Piola, più che mai l’ago della bilancia di questa squadra.
SARRI 10: in conferenza stampa, il Comandante aveva detto “mi aspetto una risposta dagli uomini, non dai calciatori”. E così è stato. Presenta una Lazio fisica in grado di giocarsela con la temibile armata nerazzurra e poi la stravolge per arrivare alla vittoria proprio nel momento in cui la maggior parte degli allenatori avrebbe rinviato i cambi dopo aver raggiunto il pareggio. E invece no. Sarri la vince perché vuole vincere mentre Inzaghi la perde, come spesso gli capita, perché la vuole pareggiare. E così mentre Inzaghi toglie Bastoni, Sarri carica a denari con Lazzari e Luis Alberto. E mentre tutti fanno girare la baracca mediatica intorno al mancato fair play, in pochi mettoni in evidenza i meriti di un allenatore e i demeriti dell’altro. Ma a noi ce piace così. Da soli contro tutti. E con in testa il nostro Comandante. Uno che sa trasformare la cultura del lavoro in passione. E la passione in spettacolo.
SPECIAL GUEST
DIMARCO 4: te sei riarzato, bello de mamma? Tutto bene? Fai pure con comodo. Tanto a noi nun ce ne frega un cazzo. Continuamo a gioca’ lo stesso.
CORREA 3: di tanti giocatori scippatici dall’Inter, forse il più inutile. E pure un amico de merda. Se po’ di’?
SIMONE INZA…chi?
AVANTI LAZIO
AVANTI SARRISTI

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