Proto 6: avecce lui come vice Strakosha dopo un anno de Vargic è come quando scopri er confetto Falqui dopo un mese de stitichezza. È tutto un altro vivere.
Bastos 6: c’ha più cali de tensione lui che un palo della luce in America durante l’uragano Florence.
Acerbi 6,5: ce mette più pezze lui che mi’ madre quando me rammendava i majoni da ragazzino.
Caceres 6: è bello ma ogni tanto balla.
Basta 6: parte bene ma se spegne piano piano. Come le scintille che s’accendono a Capodanno.
Durmisi 6: veloce, tecnico, piccolino. È un Bonetto che ce l’ha fatta.
Badelj 6: ordinato e puntuale come un pacco preso su Amazon.
Milinkovic-Savic 6: secondo me st’estate hanno fatto come co’ Jean Louis Rossini. L’hanno rapito e c’hanno mandato er sosia.
Leiva 6: entra e fa un casino. Come Tosca D’Aquino ne “Il ciclone” quando imbocca nel ristorante do’ stavano a cena le ballerine de flamenco: “Buonasera a tutti, ciprioti e non!”
Murgia 6: nun fa progressi dal 2016. Je se dev’esse bloccato l’ormone della crescita.
Lulic 8: dai su, ma voi veramente pensavate che er poro Senad riuscisse a fare “tutto bene” in un’azione sola. Lulic gioca uno sport a sé: quello in cui l’assist arriva dopo uno stop sbagliato o quando sta in una zona del campo dove nun dovrebbe sta’. Oppure segna, quando la vorrebbe passa’ e la passa quando vorrebbe tira’. Perché Senad Lulic è l’uomo del “vorrei ma non voglio”. E ieri, sinceramente, ha chiesto troppo alle sue capacità. Ma noi, a Senad, che in quella zolla del campo, c’ha regalato ben più ampie soddisfazioni, je volevo troppo bene. E chi lo critica, se merita de passa’ una vita come er Romatriste dopo er 26 maggio.
Luis Alberto 6,5: nell’azione del primo goal duetta con Caicedo manco fossero Wes e Dori Ghezzi.
Immobile 6: dopo un’estate passata a cercaje un vice, se ritrova improvvisamente a vive una notte da vice-Caicedo. E la teoria della relatività de Einstein assume tutto un altro significato.
Caicedo 8: signore e signori, the Man of the Match. È Apollo Creed prima di incontrare Rocky Balboa. Michael Jordan contro i Phoenix Suns nelle NBA Finals del 1993. Martin Luther King durante il comizio al Lincoln Memorial. La Pantera Nera se piazza al centro dell’attacco e prima manda in porta Luis Alberto con un colpo di tacco magistrale. Poi dopo una partita de sponde e sportellate, si procura il rigore che chiude il match. Se facesse pure i goal, sarebbe perfetto. Ma nun je se po’ chiede tutto.
Inzaghi 6,5: l’ampio turnover lo ripaga nei tre punti ma non nella prestazione. La Lazio appare una squadra volutamente diversa da quella dello scorso anno. E nella quale i big ancora devono prendersi la scena. Ma intanto contava vincere. Ed è stato fatto. E questo, al netto del bel gioco, è la sola cosa che conta.
AVANTI LAZIO