LAZIO-ROMA: LE MIE PAGELLE

REINA 8: reattivo tra i pali come nei suoi anni migliori. Sul destro di Zaniolo compie la migliore parata del campionato. Ora mi spiego perché è arrivato al campo con la DeLorean.
MARUSIC 7,5: la mossa a sorpresa di Sarri che lo preferisce a Lazzari capendo che in alcune situazioni i centimetri in più contamo. Un po’ come quando stavi pe’ anda’ in discoteca, te guardavi allo specchio e te mettevi un po’ più de ovatta nelle mutande.
HYSAJ 7: è come quell’amico tuo che sa fa’ tutto. Te perde il lavandino, chiami lui. Nun te parte la macchina, chiami lui. Te becchi un virus sul pc perché guardi troppi porno, chiami lui. Te se blocca DAZN? Mmh, lì nun te salva manco Gesù Cristo.
ACERBI 8: a inizio partita s’avvicina all’attaccante della Roma e gli chiede: “Scusa moro, com’è che ti chiami te?”. E lui: “Abraham”. Acerbi, compiendo uno strano gesto con le mani, risponde: “Cadabra”. E lo fa’ spari’ per tutti i 90 minuti.
LUIZ FELIPE 7,5: quando mette da parte l’estetica e si concentra sulla concretezza, sfoggia le sue migliori prestazioni. Come consigliava il tizio a Ceccherini durante il provino ne “I laureati”: “un poco poco più ah e un poco poco meno invece ah”.
LEIVA 7,5: te prego Lucas, nun ce manda’ più tu’ cugino.
CATALDI 7: perché quando la partita si fa dura, c’è bisogno pure del senso d’appartenenza de sto ragazzetto qua.
LUIS ALBERTO 7,5: il raggio laser con cui innesca Immobile vale da solo il prezzo del biglietto. Quando uscirà dal campo felice dopo una sostituzione, allora qual giorno sapremo che il tempo di Luis Alberto alla Lazio è terminato.
AKPA AKPRO 7: provi a pronunciarlo e te se sloga un incisivo. L’unico giocatore africano senza alcun tipo di fascia muscolare entra in campo e non viene ammonito. E già questa, è una splendida notizia.
MILINKOVIC SAVIC 8,5: segna di testa e sviene, non rendendosi conto di aver segnato il goal del vantaggio. Il laccio californiano di Rui Patricio lo stordisce talmente tanto che inizia a esulta’ intorno alle 22 quando scende in giardino all’Olgiata e comincia a corre andando a citofona’ a tutti i compagni.
FELIPE ANDERSON 9: passa tutta la settimana a giocare a FIFA 15 per provare a ripetere quelle giocate che lo resero inarrestabile. Poi scende in campo e gioca come se fosse Beep Beep facendo fare a Vina figura del Coyote. Pare che la Panini quest’anno farà uscire l’album dei Calciatori in una “Vina Version” senza la figurina di Anderson: un modo carino per dimostrare solidarietà a un giocatore con seri problemi di labirintite.
IMMOBILE 8: solo un minestraro ripulito come Roberto Mancini può trasformare il più prolifico e altruista attaccante italiano degli ultimi anni in un giocatore abulico e fuori contesto. La verità è che Ciro Immobile è un attaccante talmente particolare che va capito ed esaltato. I due assist con cui spacca la partita sono tanta roba. Roba alla Roberto Mancini, appunto.
MURIQI sv: in partite come queste, vojo bene pure a lui.

PEDRO 10: inutile nascondersi dietro a un dito. Il goal suo lo aspettavano tutti i Laziali e lo temevano tutti i romanisti. E siccome uno più uno, a Roma, fa ancora due, eccolo qua. Piattone chirurgico dal limite dell’area ed esultanza catartica senza alcun rimpianto per il suo passato sbagliato. E poi disimpegno con busta e umiliazione sul loro Zaniolo che lo sta ancora a cerca’. Prossimamente su Netflix, una serie dedicata a lui: “Ex Maleducation”. 

SARRI 10: quando leggevo di Laziali che dopo cinque partite chiedevano la sua testa, mi tornavano in mente le parole di un mio amico, tifoso di un’altra squadra, quando dice che certe piazze non meritano certi allenatori perché troppo schiave del proprio provincialismo. Ecco, io amo Maurizio Sarri. Amo la sua ossessione e dedizione verso un lavoro che ama e che si è meritato partita dopo partita. Mi emoziono quando lo vedo prendere appunti durante la partite. Lo ascolto in conferenza stampa perché ha sempre qualcosa di interessante da dire, da spiegare. Mi ha emozionato a fine partita quando è corso come un bambino felice sotto la Nord. Con l’entusiasmo di Geppetto quando forgia Pinocchio. Con la felice incredulità con cui Michelangelo chiede al suo Mosé: “Perché non parli?”. Ieri Maurizio Sarri ha messo in piedi un piccolo grande capolavoro. Costringendo Mourinho a dire “abbiamo dominato” dopo che in venti minuti la sua Lazio aveva messo già la partita in ghiaccio.
MOURINHO 10: amo José Mourinho da sempre. La sua dialettica, il suo modo di entrare nella testa dei giocatori e nel cuore dei suoi tifosi. Amo guardarlo nei gesti meno reclamizzati, quando aspetta che la Lazio entri per salutare Sarri, per esempio. O durante il siparietto con Felipe Anderson. E lo conosco. Non di persona, sfortunatamente ma è uno con cui andrei volentieri a cena. E so che in quanto detto a fine partita non ci crede nemmeno lui. Parla di dominio giallorosso per non dover ammettere che ha sbagliato approccio e che la Lazio avrebbe potuto chiudere la partita dopo mezz’ora. Il dominio avviene solo quando è costretto a rimettere la partita in carreggiata, mai prima. È un dominio di inerzia, non di gioco. E la Lazio fa sostanzialmente ciò che deve fare una squadra sempre in vantaggio: aspetta e riparte. Parla dell’arbitro senza far riferimento al rosso che avrebbe meritato Rui Patricio per un intervento completamente senza senso. O la gomitata in faccia di Mancini a Muriqi. Chiede un doppio giallo ridicolo su Leiva ma tutto è fatto in maniera chirurgica per distogliere le attenzioni dai suoi errori e da quelli della sua squadra. Chi lo conosce, lo sa. Io continuo ad amarlo, colori a parte. Perché certi personaggi, come lo stesso Sarri ma in maniera diametralmente opposta, rendono il calcio uno sport bellissimo. E hanno reso il Derby di ieri uno dei più intendi degli ultimi anni.
ZANIOLO 4: tecnica ed esplosività al servizio di un cervello con un neurone che se chiede dove so’ finiti tutti gli altri. La sceneggiata sul rigore gli apre infinite prospettive cinematografiche a fine carriera. Potrebbe essere un giocatore devastante, ma molto probabilmente verrà ricordato come il Balotelli bianco.
AVANTI LAZIO

LAZIO-SARRI: LE MIE PAGELLE

LOTITO 10: la verità è che lui Sarri lo voleva da mo’. Ma c’aveva Inzaghi che co’ ‘sta storia della Lazialità nun se voleva schioda’ da Roma e, soprattutto, Maurizio Sarri si era appena accordato con la Roma. E allora tra il dire e il fare, Claudione mette in mezzo Tare. 

“Aho, Igli, so’ er Presidente. Lo sai fa’ l’accento portoghese?”
“Si, Presidente, da ragazzino io fatto provino a Lisbona”.
“Ecco bravo, allora chiama Trigoria e fatte passa’ Friedkin. Je dici che sei Mourinho. Che te sei liberato dal Tottenham e che il sogno tuo è sempre stato quello de allena’ Totti”.
“Ma Presidente, Totti ha smesso quattro anni fa”.
“Nun fa niente! Tu di’ così che funziona sempre”.
Con grande sorpresa di tutto l’ambiente calcistico, e anche di Mourinho stesso, la Roma il giorno dopo annuncia l’ingaggio di José Mourinho. Lasciando libero Sarri.
Ora bisogna solo convincere Inzaghi ad andare via. Ma come?
“Igli, tocca trovare una squadra importante, che giochi con il 3-5-2 e che sia ben collegata con Roma perché lo sai Simone com’è fatto, no? “Gaia de qua, Gaia de là!””.
“Beh, ci sarebbe l’Inter ma loro hanno Conte e soprattutto hanno appena vinto lo Scudetto”.
“Perfetto, bravo Igli, lascia fare a me, ce penso io. Passame er telefono ma prima chiama Conte ma metti er cancelletto e l’asterisco così nun compare er numero. E mo’ che ce parlo nun me fa ride che te rimando a Tirana a vende’ le aquile de legno scolpite da tu’ cugino Dimitri”.
“Plonto, Antonio? Sono il Plesidente Zhang, volevo solo dilti che qui all’Intel non abbiamo più una lila. E che se tu dale me Iban, io velsale buona uscita subito subito. Ma tu plima devi filmale dimissioni”.
Con la panchina dell’Inter libera, si entra nella fase finale del piano messo in piedi da Lotito. Arriva il giorno dell’incontro a Villa San Sebastiano. Sul piatto c’è il rinnovo di Inzaghi per la prossima stagione.
Quando Inzaghi entra, Lotito mette a palla nello stereo una canzone per confondere le idee a Simone.
“Ma Presidente! Questa è…”
“Sì, Simo’…AMALA, PAZZA INTER, AMALA!! 🎵 🎵 ma non lo sentì che ritmo? Che testo? È UNA GIOIA INFINITA CHE DURA UNA VITA!”
Inzaghi a questo punto è confuso. Lotito tira fuori il contratto.
“Allora, Simo’, tutto ok. Visto il lavoro fatto in questi anni ti propongo un bel biennale a quattro milioni l’anno. E te dirò de più: come la vedi se l’anno prossimo torni ad allena’ de Vrij?”
“Fantastico! Siete riusciti a convincerlo a tornare?”
“Non proprio! Tu prima firma però…sbrigate!”
Inzaghi firma. Una stretta di mano a sancire l’accordo. Poi il solito brindisi per festeggiare. E poi Inzaghi lascia felice Villa San Sebastiano. Conferma ai giornalisti fuori la dimora di Lotito, il lieto fine della trattativa. E poi incredulo per quell’aumento inaspettato rilegge di nuovo il contratto. Per poi scoprire che…
“Ah Preside’, sono Simone. Scusi eh, ma stavo a rilegge il contratto ma perché è stampato sulla carta intestata dell’Inter?!?”
Tutututututututu.
“Pronto, il signor Sarri? Sono Claudio Lotito, presidente della Lazio, la prima squadra della Capitale. Le volevo chiedere se era impegnato per i prossimi due anni con un’opzione per il terzo?”
TARE 7: perché tutti sappiamo che a un certo punto è partito con la sua Trabant diesel e ha raggiunto casa de Sarri in Toscana. Ma pe’ fa che? Pe’ convince il Comandante che Muriqi e Akpa Akpro nello stretto so’ capaci de duetta’ come Jorginho e Insigne? Che Escalante in Argentina lo chiamavano “il Valdifiori della Pampa”? No, niente de tutto questo. La verità è che mentre Lotito e Sarri erano in call su Zoom pe’ defini’ i premi partita, a Sarri è venuta improvvisamente voglia de mozzarella de bufala de Battipaglia. E così Claudione ha tirato fuori dalla tasca il rotolo de pezzi da 50 euro, je n’ha allungati tre a Tare e j’ha detto:
“Tiè, va a Battipaglia, comprace tutta la mozzarella che ce vie’ fuori co’ ‘na piotta e mezza e portajela a casa”.
“Ma’ Presidente’, da qui fino a Battipaglia e poi in Toscana….”
“Vai e zitto, Igli. O te devo ricorda’ quando m’hai detto che Durmisi andava sulla fascia come un treno?”
INZAGHI: cinque anni da 8, un giorno da 4. Ma che purtroppo fa media come certi compiti in classe de fine anno. Cinque anni in cui il senso di appartenenza e la Lazialità hanno valorizzato i risultati e le vittorie e hanno contribuito a chiudere un occhio di fronte a certe decisioni spesso incomprensibili. Perché la tua Lazio è stata per lunghi tratti bellissima ed emozionante  e c’è stato un momento in cui i romanisti hanno avuto più paura della Lazio che del Covid stesso. Ma siccome, per citare quel capolavoro di “Fight Club”, “in un arco di tempo abbastanza lungo, l’indice di sopravvivenza di un individuo scende a zero”, alla lunga sono venuti a galla anche i tuoi difetti. Che noi malati di Lazio saremmo stati anche in grado di perdonare se non fosse che dopo aver sbandierato di nuovo la tua Lazialità in tv (che non è la trasmissione de Guidone), hai preferito rimagnatte tutto e vola’ a Milano. Che poi ce sta pure eh. Però bastava nun fa tutte quelle manfrine e magari ce potevi saluta’ comprando ‘na pagina der Corriere dello Sport. Perché a noi tifosi, tanto romantici quanti fregnoni, ste cose ce piacciono e ce fanno dimentica’ tutto. E invece no. Manco quello. Vabbè.
PEDULLA’ 10: in un mondo de cazzari, lui si è dimostrato da subito la fonte più affidabile. Sbaragliando la concorrenza e diventando presto l’unico vero riferimento per chi voleva seguire la trattativa senza isterismi. E Bargiggia muto.
SARRI 10: devi sapere, caro Maurizio, che nella sua Storia la Lazio ha spesso reso grandi, allenatori agli albori della loro carriera. Maestrelli, Mancini, Inzaghi, lo stesso Pioli, Delio Rossi e ci metto pure Ballardini che se avrà ‘na cosa da racconta’ ai nipoti sarà quando ha vinto la Supercoppa contro l’Inter di Mourinho. Quando invece sulla panchina s’è seduto Eriksson, uno che già sapeva come se faceva a vince, sappiamo tutti quello che è successo. Ecco, io nun te dico de famme rivive quei tre anni meravigliosi perché ormai so’ vecchio e er core nun reggerebbe. Però ecco, la sensazione de pote’ fasse un giretto intorno al Sole senza la paura de squajamme le ali, quello sì.
Indicaci la strada, Comandante. Noi saremo pure stronzi, antipatici e polemici ma soprattutto siamo una bella tifoseria de soldati pronti a tutto.
AVANTI LAZIO.