LAZIO-FIORENTINA: LE MIE PAGELLE

Strakosha 7: la parata su Chiesa nel secondo tempo è monumentale. Come e più di quella del 2 giugno per la Festa della Repubblica.

Bastos 6: il problema suo è che se crede de esse Thuram. Se se limitasse a fa’ Bastos, andrebbe più che bene.

De Vrij 6,5: se guarda Babacar e je fa: “scusa, secco, ma io preferisco Uber. Cor carpooling che offrite voi, me so’ sempre trovato male.”

Radu 7: 26 dicembre, Santo Stefan.

Basta 6,5: gioca’ sul lato de Bastos è come quando uscivi er sabato sera e te portavi appresso tu’ fratello piccolo. E tu’ madre te diceva: “Me raccomando, pensace te…”

Lulic 10: il 26 di ogni mese dovrebbe essere dedicato a San Senad, il Santo protettore della Coppainfaccia. Fa tutto. Segna. Imposta. Lotta. Sbaja. Ma c’è. Ed è ovunque. Pure dove nun dovrebbe sta. Ma Senad è così. L’anarchia al potere. La variabile impazzita in un’equazione perfetta. La pallina matta in mezzo ad una cristalliera. Andrea Diprè ad un ricevimento a Buckingham Palace.

Leiva 6,5: lui è quell’amico tuo coscienzioso che quando vai a balla’ nun beve perché “sennò chi guida al ritorno?”

Parolo 6: meno lucido del solito. Ma pare che Manzini, ar posto degli integratori, c’abbia messo er prosecco nelle borracce.

Milinkovic-Savic 6: al decimo del primo tempo, dopo ave’ mandato in porta Lulic sente chiama’ il “21” dalla panchina e pensa de esse stato sostituito. E invece è Manzini che sta a fa’ ‘na tombolata co’ Murgia, Nani e Palombi. Da quel momento, smette de gioca’ e prende du’ cartelle pure lui.

Anderson 6: lui il panettone ce l’ha in testa, al posto dei capelli. Nel primo tempo è immarcabile. Nel secondo, complice er torrone rumeno portato da Radu, rientra appesantito e non riesce a fa’ la differenza.

Caicedo ng: la verità è che nun s’è fatto male. La verità è che doveva anda’ a cambia’ un regalo che j’aveva fatto Nani e c’aveva paura che Euroma2 chiudesse.

Immobile 6,5: quando esce Caicedo sbrocca, perché annava pe’ uno e ha dovuto lascia’ le cartelle a Luiz Felipe.

Lukaku 6: er fijo de Inzaghi pare j’abbia chiesto pe’ Natale un paio de Jordan e Inzaghi pare j’abbia risposto: “Io de Jordan ce n’ho solo uno e domani me serve pure! Quindi accontentate de un paio de Adidas”.

Inzaghi 7,5: Winston Churchill di lui direbbe “mi piace Simone Inzaghi. Gioca ogni partita di Campionato come fosse una finale di Champions e gioca ogni partita di Coppa Italia come fosse una partita di Campionato”. Non molla un cazzo. Mai.

AVANTI LAZIO.

AVANTI LAZIALI.

LAZIO-CITTADELLA: LA MIA PARTITA

Dimolo subito. Nun esistono partite facili e partite inutili. Esistono partite più o meno stronze. E er primo turno de Coppa Italia rientra da sempre nel fitto elenco delle partite stronze. Quelle che se vinci hai fatto er tuo, come er marito co’ la moje dopo vent’anni de matrimonio. E se le perdi, vai incontro a ‘na figura de merda colossale. Tipo quando esci ai rigori co’ La Spezia, per dire. E ‘sto Lazio-Cittadella arriva proprio ner momento più difficile della stagione. In un periodo che la Legge de Murphy sulla Lazio fa più danni de quelli che potrebbe fa’ un pm de Rifondazione Comunista a Berlusconi.

E quindi, memore der detto “quando una cosa può andar male, ci andrà” te approcci a ‘sta partita co’ le chiappe strette come un etero al Mucca Assassina. Perché pure se er Cittadella viene qui senza pretese, er ricordo de quel Lazio Siena giocato sempre de dicembre e salvato in zona Cesarini da Ciani prima e da Carrizo poi è sempre vivo. E come dimenticare poi la prima volta che portasti tuo fratello allo Stadio? Un Lazio-Modena degli anni ‘90 quando Ruben Sosa era un idolo e Marco Ballotta, giovane (anzi, no, Marco Ballotta nun è mai stato giovane) portiere avversario si erse a baluardo insuperabile. 1-3. E vajelo a spiega’ a tu’ fratello che er calcio è bello. E tifa’ ancora de più. Vabbè.

Però la Lazio fa la Lazio. Quella che ce piace. Ciro, fascia al braccio e pepe al culo, è sempre on fire. E Giacomelli con quella spocchia de chi se crede stocazzo, appare finalmente lontano. Se poi ce mettemo pure er ritorno al goal de FeLucio “Battisti” Anderson. Se ce aggiungemo du’ passaggi filtranti de Lucas Leiva che valgono da soli er prezzo der bijetto. Se ce mettemo er piacere de incontra’ in Tribuna l’amici de sempre. E pure qualcuno de più. Beh. Se po’ afferma’ tranquillamente che Lazio-Cittadella è stata più de ‘na partita. È stato un inno alla gioia.

Co’ tanti saluti a Ludovico Van. E soprattutto a quer pezzo de merda de Giacomelli. Perché er Laziale non dimentica.

Er Laziale aspetta solo che je riattraversi la strada davanti.

Pe’ acciaccatte.