Vincenzo tirò giù la serranda dell’officina e si avviò verso casa. Era sabato sera. Un’altra settimana era finita. Montespaccato era una borgata che accompagnava la periferia nord di Roma fino alla campagna pre Raccordo Anulare. Gli anni di piombo stavano lasciando pian piano spazio a quelli della Banda della Magliana. In un incrocio sempre più perverso di politica e criminalità. Vincenzo era un uomo tranquillo. Una moglie e due figli. E quei trentatré anni così già pieni di responsabilità.
Vincenzo arrivò a casa. Baciò la moglie sulle labbra. Accarezzò i capelli ai suoi due bambini intenti a giocare con le macchinine della Polistil. E poi andò in bagno per togliere dalle mani le ultime scorie di una settimana lavorativa.
Poi andò in cucina. Senza farsi sentire dalla moglie, le si avvicinò alle spalle. E con le mani profumate di vita, amore e lavoro le coprì gli occhi.
“Lasciame! Vince’! Devo fini’ de cucina’…”
“T’ho fatto ‘na sorpresa, amo’!”
Poi tolse le mani. Lei si girò. E lui le mostrò sorridente due biglietti colorati.
“E che so’?”
“Du’ biglietti per il Derby di domani…”
“Oddio, il Derby…ma nun sarà pericoloso, Vince’?”
“Ma che? Lo stadio? Ma che stai a di’! Se portamo du’ pagnottelle e vedemo la Lazio vince. Dai retta a Vincenzo tuo!”
“Allora se me dici che è tranquillo, ce vengo volentieri! Grazie Amore mio! Ora però chiama i pupi, che la cena è quasi pronta…”
Vincenzo andò in cameretta. Richiamò all’ordine i suoi due eredi.
“Dai, ragazzi, che è pronta le cena! Se magna!”
E sorrise, Vincenzo.
Perché la vita era bella.
Il 27 ottobre del 1979.