LAZIO-FIORENTINA: LE MIE PAGELLE

Strakosha 6,5: er disimpegno suicida de Wallace lo stava pe’ manda’ bevuto come

Mario Brega, in “Bianco, rosso e Verdone”, quando Verdone se impiccia co’ la Sora Lella sui gradi de parentela durante er controllo della Polizia. E infatti dar labiale catturato dalle nostre telecamere, pare che Strakosha, al momento della sostituzione de Wallace, abbia cominciato a gridaje “Ah ‘nfame! Ah ‘nfamone!”

Wallace 6: quando c’ha la palla tra i piedi lui è come quando squilla er telefono in “Scream”. O come quando metti ner videoregistratore er nastro de “The Ring”. Nonostante le ultime partite non siano state brillantissime, però, Fortuna è stato scelto come testimonial de ‘na famosa marca de lassativi, di cui proponiamo lo slogan in anteprima: “Hai problemi di stitichezza? Palla a Wallace ed evacuamo!”

Acerbi 6,5: quando c’hai accanto Wallace è come fa’ manovra senza specchietti retrovisori.

Radu 7: la difesa della Lazio senza Stefan è come un’infanzia vissuta (versione maschile) senza le ginocchia sbucciate, senza le sfide a calcio tedesco o senza gli interminabili tornei a Subbuteo (versione femminile) senza le improbabili torte fatte col Dolce Forno Harbert, senza gli azzardati outfit di “Gira la moda” o senza le sfilate di Barbie. Stefan Radu è la spina dorsale degli ultimi dieci anni di Lazio e quando c’è lui in campo, ‘sta squadra c’ha sempre un po’ di anima in più.

Luiz Felipe 6,5: quando entri ar posto de Wallace è come se i Franchi, quando se trattò de elegge er Re, al posto de Pipino il Breve avessero eletto Rocco Siffredi.

Marusic 6: c’avete presente la scala evolutiva dell’uomo? Quella che parte dall’Austalopiteco, passa pe’ Neanderthal e arriva fino all’Homo Sapiens? Sì? Beh, ecco, Marusic la sta a percorre ar contrario.

Parolo 7: ha fatto più chilometri lui ieri che ‘a Panda 1000 de mi’ nonna in vent’anni de onorata carriera.

Leiva 6,5: presente a centrocampo come er cliente che er 27 dicembre te se piazza alle nove fori dar negozio e nun vede l’ora che arzi la serranda perché deve fa’ un cambio.

Milinkovic-Savic 6: osserviamo speranzosi le sue giocate attuali con la stessa espressione con cui Nanni Moretti guardava in tv D’Alema e je diceva “di’ una cosa di sinistra!”.

Lulic 6,5: sulla sinistra, efficace come un bicchiere de latte quando devi fa’ scende er tasso alcolemico.

Caicedo 6,5: se Ciro è il killer, lui è Jamie Foxx che lo porta in giro in taxi per tutta Los Angeles (avete mai visto “Collateral”? No? Peccato). Al momento, per il lavoro che fa, merita la maglia da titolare.

Correa 6,5: se je tojete dieci centimetri e je mettete i capelloni, è Felipe Anderson. Paro paro.

Immobile 7: er feeling co’ Caicedo è lo stesso de Rocky e Apollo quando corrono sulla spiaggia in “Rocky III”. Lui però gioca co’ un veleno che pare ce fosse lui in campo a Firenze, tanti anni fa, quando Batistuta ce fece er tre pari a un minuto dalla fine. Oppure quando c’hanno dato otto minuti de recupero nel secondo tempo. Perché Ciro Immobile gioca sempre co’ quella tigna che ce metterebbe un tifoso vero. E anche pe’ questo, il popolo biancoceleste lo ama.

Berisha ng: Inzaghi lo fa entra’ alla fine ma solo perché Manzini j’aveva fatto mette i soldi del campo pure a lui.

Inzaghi 6,5: la sua Lazio viene da un momento difficile ma lui continua imperterrito per la sua strada. Con Caicedo titolare, aggiunge chili in attacco e centimetri sotto la doccia e alla fine della fiera, ha ragione lui. Vince la sfida con Pioli e si gode la sosta in tranquillità.

Treossi 2: non vede un clamoroso laccio californiano di Mirri su Salas in area di rigore viola e consegna così un vergognoso Scudetto al Milan di Zaccheroni. E, pure se so’ passati quasi vent’anni, come direbbe er Marchese del Grillo: “posso essere ancora un po’ incazzato pe’ ‘sto fatto?!”

AVANTI LAZIO

UDINESE-LAZIO: LE MIE PAGELLE

Strakosha 7: se continua co’ ste parate je chiederanno de organizza’ pure quella der 2 giugno.

Wallace 6: brutto da vedesse ma efficace come la ciavatta de tu’ madre quando prendevi ‘na nota a scuola.

Bastos 6: aggiunge un po’ de sana follia ad un finale thriller. Se quelli come lui, nei film horror, li ammazzano all’inizio, un motivo ce sarà. (Se scherza, ovviamente!)

Luiz Felipe 6: qualche piccola sbavatura dovuta alla giovane età che Farris je pulisce cor bavaglino.

Acerbi 7: 113 partite consecutive in serie A. Dopo un paio de tentativi andati a vuoto, trova il goal che ne premia la grinta e il carisma con cui si è preso la Lazio. Negli ultimi minuti, durante l’assalto dell’Udinese, pareva Bud Spencer durante ‘na rissa dentro a un saloon: è saltato de testa quattro volte, ha steso otto giocatori avversari.

Patric 6,5: co’ quer caschetto biondo e quella tigna, pare er giusto mix tra er Piccolo Lord e John Rambo.

Lulic 6: sente avvicinasse er Derby e va in modalità stand by pe’ ricarica’ le pile.

Durmisi 6,5: se continua così, magari lo chiamerò “trottolino amoroso”. E dudù. Dadadà.

Badelj 6,5: quando la partita stava filando liscia sui binari de ‘na vittoria tranquilla, Manzini j’ha mandato ‘na whatsappata che diceva più o meno così: “Aho, inventate qualcosa…che le partite della Lazio nun possono fila’ lisce così…” e lui, da ultimo arrivato, s’è messo d’impegno pe’ nun delude Maurizione e pe’ fa passa’ a tutti i Laziali gli ultimi venti minuti (recupero compreso) da panico.

Parolo 7: toglie le castagne dar foco come er bangladino all’angolo tra via Condotti e Piazza de Spagna. Solo che er bangladino, co’ tre euro a castagna, guadagna piu de Parolo.

Luis Alberto 6,5: un lampo solo, su punizione, ma decisivo. Come quando un fulmine stronzo te fa zompa’ la corrente durante un temporale.

Correa 7,5: ieri ho capito perché lo chiamano “El Tucu”. Se guardate bene er labiale mentre se beve Larsen, vedrete che je dice “Tucù, Tucù, la palla nun c’è più!”

Caicedo 6: scende in campo frastornato ma solo perché l’ultima volta che aveva giocato pe’ tre volte de seguito, era quando er cugino l’aveva schierato titolare al Fantacalcio.

Immobile 6,5: entra e la Lazio fa due goal. Il suo ingresso è decisivo come l’arrivo de Chuck Norris alla fine de “I mercenari 2”.

Inzaghi 7: se presenta co’ ‘na squadra piena de vice (er vice Marusic, er vice Leiva, er vice Luis Alberto, er vice Immobile) e sbanca un campo difficilissimo. Ce vole coraggio a di’ che sta squadra c’ha la rosa corta.

Maresca 4: pare che de ritorno dalla partita, all’autogrill, abbia incontrato un pullman de tifosi della Lazio e li abbia ammoniti tutti.

AVANTI LAZIO

LAZIO-GENOA: LE MIE PAGELLE

Strakosha 6,5: reattivo e pimpante su’ du’ tiri dalla distanza der Genoa come Max Pezzali quando, vent’anni fa, la ragazza je diceva: “Dai! Vieni su da me che tanto non ci sono i miei…”

Caceres 6: ordinato come un astuccio, er primo giorno de scuola.

Acerbi 6: fa tutto bene tranne quella piccola sbavatura sul goal del Genoa. Un po’ come Verdone ne “I due carabinieri” quando al test d’ammissione azzecca tutto ma sbajia solo “Viale Alberto Manzoni”.

Wallace 6,5: la prestazione senza macchie de Fortuna te svolta la giornata come quando prendi l’autobus de prima mattina e te rendi conto che nun puzza nessuno.

Marusic 6: mostra confortanti segnali de ripresa come er marito che s’aiuta co’ la pasticchetta blu pe’ soddisfa’ la moje dopo trent’anni de matrimonio.

Patric 7: entra co’ la tigna, l’ardore e l’orgoglio de uno convinto che quella de ieri era la partita valida pe’ assegna’ lo Scudetto der 1915.

Lulic 6,5: lo stop a seguire e il cross perfetto, a giro, sur go’ de Milinkovic smontano anni e anni de teorie sulla non linearità del suo gioco. Un po’ come se a Isaac Newton, la mela nun je fosse cascata addosso ma fosse schizzata verso er cielo. Perché Senad Lulic, quando capisce che tutti l’hanno capito, se reinventa come Giorgio Mastrota, che dopo una carriera da presentatore e da marito de Natalia Estrada, è diventato er più grande venditore de materassi della storia della tv.

Milinkovic-Savic 7: l’oggetto del desiderio de tutte le squadre d’Europa e soprattutto del direttore de Tuttosport torna a deliziare il suo pubblico con l’assist che permette a Caicedo de sblocca’ la partita e soprattutto co’ un colpo de testa magistrale che ridefinisce er concetto de “strapotere fisico”.

Badelj 6: aggiunge sostanza ar centrocampo. Come quelli che se mettevano er calzino pieno d’ovatta nelle mutande pe’ fa bella figura.

Leiva 7: per lui verrà coniato un nuovo ruolo: il déjà vu der centrocampo. Perché mentre gli avversari sono impegnati in un’azione, lui l’ha già vista. Intuita. E interrotta.

Parolo 6,5: l’assist pe’ Immobile e il solito lavoro sporco a centrocampo. Irrinunciabile come l’amaro dopo er caffè. Come la bestemmia quando cali l’asso a Briscola.

Caicedo 7,5: er nemico numero uno dei laziali prigionieri del divano e dei gruppi su Fb timbra er cartellino dopo sette minuti e per qualche minuto trasforma Immobile ner vice-Caicedo. Lotta, sgomita e recupera il pallone che dà il via al primo goal di Immobile. Quando esce dal campo, tutto lo stadio si alza in piedi e fa vivere, a chi ama il Calcio, un bel momento di sport e gratitudine. Chi tifa Lazio sta con Felipe.

Correa 6,5: bello ma timido. Come un quindicenne che ancora nun ha scoperto la gnagna.

Immobile 8: in coppia con Caicedo sembrano Sonny Crockett e Rico Tubbs de “Miami Vice”. Solo che quando Ciro lo fa nota’ a Manzini, questi je risponde “quindi Caicedo sarebbe il Miami Vice Immobile?” Ripresosi dopo qualche minuto dalla freddura, Ciro ci mette poco a tornare sui livelli dello scorso anno e segna una doppietta delle sue.

Inzaghi 10: il suo Bologna segna i primi due goal della stagione e porta a casa tre punti fondamentali per il suo campionato, regalando ai tifosi rossoblu (e a quelli Laziali) una domenica epic…oddio…nell’euforia, ho sbajato fratello. Questo era Pippo.

Inzaghi (Simone) 8: conferma Caicedo accanto ad Immobile e il risultato (oltre al goal della Pantera) gli dà ragione. La Lazio gioca una partita da “Banda Inzaghi”, non rischia quasi mai e doma con facilità una squadra storicamente difficile. Chapeau.

Marchetti 8: gli eroi son tutti giovani e belli. Soprattutto quelli del 26 maggio. Le lacrime di Federico Marchetti sotto la Nord sono la prova evidente che la Lazio è un tatuaggio permanente nell’anima di chi l’ha vissuta. Federico Marchetti nella Lazio ha vinto, perso, fatto miracoli ed errori madornali. Ma soprattutto ha vissuto. Senza mai stare un secondo fuori posto. Che Dio ti protegga.

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LAZIO-APOLLON LIMASSOL: LE MIE PAGELLE

Proto 6: avecce lui come vice Strakosha dopo un anno de Vargic è come quando scopri er confetto Falqui dopo un mese de stitichezza. È tutto un altro vivere.

Bastos 6: c’ha più cali de tensione lui che un palo della luce in America durante l’uragano Florence.

Acerbi 6,5: ce mette più pezze lui che mi’ madre quando me rammendava i majoni da ragazzino.

Caceres 6: è bello ma ogni tanto balla.

Basta 6: parte bene ma se spegne piano piano. Come le scintille che s’accendono a Capodanno.

Durmisi 6: veloce, tecnico, piccolino. È un Bonetto che ce l’ha fatta.

Badelj 6: ordinato e puntuale come un pacco preso su Amazon.

Milinkovic-Savic 6: secondo me st’estate hanno fatto come co’ Jean Louis Rossini. L’hanno rapito e c’hanno mandato er sosia.

Leiva 6: entra e fa un casino. Come Tosca D’Aquino ne “Il ciclone” quando imbocca nel ristorante do’ stavano a cena le ballerine de flamenco: “Buonasera a tutti, ciprioti e non!”

Murgia 6: nun fa progressi dal 2016. Je se dev’esse bloccato l’ormone della crescita.

Lulic 8: dai su, ma voi veramente pensavate che er poro Senad riuscisse a fare “tutto bene” in un’azione sola. Lulic gioca uno sport a sé: quello in cui l’assist arriva dopo uno stop sbagliato o quando sta in una zona del campo dove nun dovrebbe sta’. Oppure segna, quando la vorrebbe passa’ e la passa quando vorrebbe tira’. Perché Senad Lulic è l’uomo del “vorrei ma non voglio”. E ieri, sinceramente, ha chiesto troppo alle sue capacità. Ma noi, a Senad, che in quella zolla del campo, c’ha regalato ben più ampie soddisfazioni, je volevo troppo bene. E chi lo critica, se merita de passa’ una vita come er Romatriste dopo er 26 maggio.

Luis Alberto 6,5: nell’azione del primo goal duetta con Caicedo manco fossero Wes e Dori Ghezzi.

Immobile 6: dopo un’estate passata a cercaje un vice, se ritrova improvvisamente a vive una notte da vice-Caicedo. E la teoria della relatività de Einstein assume tutto un altro significato.

Caicedo 8: signore e signori, the Man of the Match. È Apollo Creed prima di incontrare Rocky Balboa. Michael Jordan contro i Phoenix Suns nelle NBA Finals del 1993. Martin Luther King durante il comizio al Lincoln Memorial. La Pantera Nera se piazza al centro dell’attacco e prima manda in porta Luis Alberto con un colpo di tacco magistrale. Poi dopo una partita de sponde e sportellate, si procura il rigore che chiude il match. Se facesse pure i goal, sarebbe perfetto. Ma nun je se po’ chiede tutto.

Inzaghi 6,5: l’ampio turnover lo ripaga nei tre punti ma non nella prestazione. La Lazio appare una squadra volutamente diversa da quella dello scorso anno. E nella quale i big ancora devono prendersi la scena. Ma intanto contava vincere. Ed è stato fatto. E questo, al netto del bel gioco, è la sola cosa che conta.

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EMPOLI-LAZIO: LE MIE PAGELLE

Strakosha 7,5: ce so’ parate e PARATE. Quella ar 94esimo su Caputo, rientra nella seconda categoria. Sul tiro a botta sicura dell’attaccante toscano, mancò Fortuna (Wallace) ma non il valore.

Wallace 6: quando Inzaghi lo redarguisce gridandogli “Acquah non lo contieni mai!”, er poro Fortuna je risponde piccato che “Aho, ah Mister, e mica faccio l’idraulico!”. Nel finale, aggiunge un pizzico de brio al match dimenticandose Caputo e costringendo Strakosha al miracolo decisivo.

Acerbi 6,5: la solita diga che mette ‘na pezza un po’ qua e un po’ là. Quando Wallace s’addormenta, lui serafico lo riprende in modo elegantissimo e per niente irritato: “Orsù, Fortuna, non puoi concederti codeste amnesie quando manca un sol battito d’ali al fischio finale.”

Radu 6: come certi colletti de certe camicie, se stira dopo cinquanta minuti.

Caceres 6: viene buttato nella mischia mentre stava tutto concentrato in panchina a modifica’ la patch pe’ Pro Evolution Soccer.

Marusic 6: quando a venti secondi dalla fine s’è magnato er goal del 2-0, nun c’è stato un Laziale, uno de quelli come me che è ancora traumatizzato dal goal subito al novantesimo da Gilardino a Firenze (dopo un assedio in dieci, gli errori/orrori de Zarate e Pandev e la solita quaja de Muslera), che nun ha pensato sul contropiede avversario “Eccallà!”. E invece er buon Adam deve ringrazia’ Strakosha se le gomme der Suv, domani, le troverà ancora gonfie.

Lulic 7: nel pre partita, sente parla’ de Andreazzoli, de Orsato, de calcio d’inizio alle 18 e pe’ Senad da Mostar è subito 26 maggio. E ovviamente, ora come allora, nun poteva nun esse decisivo. Stavolta non con un gol però ma con un assist dei suoi. Che arriva sui piedi de Parolo dopo ‘na serie de carambole degne del “rinterzo ad effetto con birillo centrale” usato dal Rag. Fantozzi nella mitica partita a biliardo contro l’On. Cav. Conte Diego Catellani.

Leiva 7,5: in mezzo ar campo detta legge come Tony Manero er sabato sera.

Parolo 6,5: la palla de Lulic è talmente avvelenata che te costringe a segna’ pure se tu sei lì de passaggio. E te stavi solo a fa’ i cazzi tua parlando der più e der meno coi difensori dell’Empoli.

Milinkovic-Savic 6: attraversa un momento no, ma c’è da capillo. Er lunedì vola a Madrid a stucca’ le pareti della casa appena comprata. Er martedì sta a Manchester a fasse ‘na birra co’ Paul Scholes che je spiega tutti i segreti dell’Old Trafford. Er mercoledì sta a Torino a fa’ er tagliando alla Fiat che j’ha regalato Elkann. Er giovedì sta a Milano a fasse un aperitivo a base de soppressata insieme a Gattuso. Er venerdì sta a Londra a fa’ ‘na gara de palleggi co’ Jorginho. E finalmente er sabato scende a Roma pe’ fa’ la rifinitura. Poi uno dice che è poco lucido.

Durmisi 6: quando fa er coatto co’ Orsato sembra er “cagliaritano Piddu” che fa a botte coi militari americani in quel capolavoro neorealistico che è “Bomber”.

Luis Alberto 6: ancora in rodaggio come quando, vent’anni fa, te compravi er Boosterino e te dovevi fa’ i primi 300 km a 40 all’ora. In pratica, facevi prima a fattela a piedi.

Correa 6: “il ragazzo si farà anche se ha le spalle strette, speramo solo nun c’è farà rimpiange Felipe co’ la maglia numero setteeeeeeeeee!”

Immobile 6: c’ha le polveri bagnate come quando ar poro Corona je se versa er bicchiere der whisky sur tavolino appena acchittato.

Inzaghi 6,5: dopo la seconda vittoria consecutiva per uno a zero, Simone è entrato nello spogliatoio, ha controllato che non ci fosse nessuno e poi, stanco ma felice per i tre punti e per la prestazione tignosa dei suoi, si è tolto la maschera. A quel punto è sbucato alle sue spalle Manzini che con un bicchiere di Grappa Nonino in mano, lo ha riconosciuto e gli ha ridato il benvenuto come si fa con un vecchio amico che non si vede da tanto tempo: “Bentornato a Roma, Edi!”

Andreazzoli 8: la leggenda narra che fosse presente insieme ad uno sparuto manipolo di Eagles Supporters nelle mitiche trasferte di Catanzaro e Cava dei Tirreni. La realtà lo vuole intestatario di un’inutile finta del poro Rodrigo Taddei in un Olympiakos-Roma de qualche anno fa e soprattutto co-artefice insieme a Senad Lulic del più grande trionfo del Calcio Capitolino. Aurelio Andreazzoli, nato a Roma, in Piazza della Libertà il 9 gennaio del 1900. Che quella domenica de maggio fece un passo indietro pe’ permette ai giocatori della Lazio de esulta’ nel migliore dei modi. Laziale Vero.

AVANTI LAZIO

LAZIO-FROSINONE: LE MIE PAGELLE

Strakosha 6: talmente inoperoso che passa tutta la partita a spizzasse su Instagram le infinite storie de Fedez e della Ferragni.

Wallace 6: c’è da capillo, Fortuna. Perché trovasse de fronte quelli del Frosinone dopo che hai annullato CR7, è come pranza’ da Cracco e poi anda’ a prende er caffè al McDonald’s. E lui torna a esse er Wallace che tutti amiamo, alternando cose discrete a qualche Cassata delle sue.

Acerbi 7,5: al centro della difesa avremmo pure perso in eleganza ma abbiamo acquistato in leadership e tigna. Sbroglia situazioni delicate con la nonchalance dei migliori e va pure vicino al goal. Perché Francesco Acerbi non è un difensore normale: è Stefan de Vrij che incontra Chuck Norris.

Radu 7: a sinistra, insieme a Lulic, je riesce tutto. Con una forma così, sarebbe in grado de riporta’ ar governo pure er PD.

Marusic 6: impacciato come Alvaro Vitali di fronte alla Fenech nuda.

Lulic 8: con Luis Alberto che sta a accompagna’ i figli a scuola a Siviglia e Milinkovic indeciso se prende un attico a Torino, un monolocale a Milanello, una villa a Manchester o un seminterrato a Madrid, è lui il vero trequartista della Lazio. Parte dalla fascia e fa tutto: il terzino, l’ala, il regista e l’assist man. Più importante lui, del social media manager della Ferragni sabato sera. E ho detto tutto.

Leiva 6: efficace come l’Autan contro le zanzare, nelle sere d’agosto.

Parolo 6: prende il palo di testa a botta sicura e fa un paio de recuperi a centrocampo su Chibsah, co’ ‘na grinta e un veleno che pare uno appena iscritto ar Ku Kux Klan. Oppure un parente stretto de Salvini.

Milinkovic-Savic 6: l’uomo più desiderato dell’estate è ancora in rodaggio e alterna cose deliziose a errori madornali. Se narra che quando la Ferragni ha scelto la data delle nozze, ha chiamato Fedez e j’ha detto: “Amo’, anziché ad agosto, famo che se sposamo er primo weekend dopo la fine del calciomercato. Perché co’ sta storia della cessione de Milinkovic, sui giornali nun ce se inculerebbe nessuno”.

Luis Alberto 6: nel primo tempo è fuori luogo come Turone in un gruppo FB dedicato ai goal regolari. Nel secondo se ricorda dei piedi e soprattutto del numero che porta sulle spalle e regala alla Lazio i primi tre punti della stagione. Mezzo voto in meno pe’ ave’ rinunciato ar paja e fieno in testa.

Immobile 6: certi errori da Ciro nun te l’aspetti. Ma è pure vero che da Lulic, i compagni nun s’aspettano mai la giocata più lineare. Pe’ sta volta, Ciru’, te perdonamo.

Murgia sv: dà er cambio a Milinkovic che doveva anda’ a firma’ er rogito pe’ le quattro case comprate st’estate.

Badelj sv: entra solo perché così i romanisti davanti alla tv sentono per l’ennesima volta la parola “Milan” nel giro de un paio de giorni. E, ancora sotto shock per la doppietta de Defrel, se rimettono a piagne.

Caicedo sv: sull’onda del successo di “The Ferragnez”, insieme a Fortuna Wallace, er poro Felipe ha dato vita a “The Wallaicedo”, er gruppo dove pote’ insulta’ a buffo tutti i giocatori della Lazio.

Inzaghi 6,5: la Lazio di quest’anno pare meno sbilanciata in avanti e alla ricerca costante di un equilibrio tra i reparti che, sono sicuro, arriverà. Ieri, contavano solo i tre punti. E tre punti sono arrivati. In un campionato dove la figura di merda è dietro l’angolo pe’ tutte (Juve a parte), la Lazio, che ha avuto il solo torto di giocare le prime due partite contro le più forti del campionato, come al solito dirà la sua. E i Laziali, quelli veri, non hanno mai smesso di crederci.

AVANTI LAZIO

AVANTI LAZIALI

SS LAZIO 2017/18: IL PAGELLONE FINALE

Strakosha: la sua stagione è perfettamente incastrata tra il rigore parato a Dybala, i miracoli con l’Atalanta e le incertezze in alcuni momenti clou. Molto reattivo tra i pali peccato però che l’ultima volta che è uscito, c’aveva sedici anni ed era annato a un pub de Tirana co’ Berisha e Lorik Cana. RIMANDATO IN INIZIATIVA.

Vargic: credibile come er curriculum de Giuseppe Conte. BOCCIATO.

Guerrieri: je volevano dedica’ un servizio a “Chi l’ha visto?” ma pare nun esistano foto sue. RIMANDATO IN VISIBILITÀ.

Bastos: l’unico giocatore al mondo capace di passa’ dalla modalità Thuram a quella Diakite nel giro de pochi secondi. Il suo punto de forza è che almeno segna in maniera direttamente proporzionale ai goal che ce fa pija’. RIMANDATO IN COSTANZA E CONCENTRAZIONE.

Wallace: elegante come er pinocchietto d’estate. Efficace come la mano sudata quando te presenti a un colloquio de lavoro. Ma ha fatto anche delle cose buone. RIMANDATO IN ESTETICA E AFFIDABILITÀ.

De Vrij: difende, segna e gioca co’ continuità. Peccato pe’ ‘sto finale de stagione che fa molto Salvini pre-governo. A Roma, dice a Di Maio de sta tranquillo che va tutto bene mentre a Milano prepara l’alleanza co’ Berlusconi per le prossime elezioni. RIMANDATO A MILANO.

Caceres: arrivato a gennaio nella Capitale. Da ottobre in poi nasceranno tanti nuovi aquilotti che parleranno spagnolo. RIMANDATO IN MONOGAMIA.

LuizFelipe: se diploma a Salerno con il minimo dei voti ma è a Roma che trova la giusta dimensione. Tanta personalità e senso dell’anticipo e qualche, inevitabile, peccato de gioventù tipo quando te inculavi i pacchetti de Brooklyn alla Standa. PROMOSSO.

Radu: la sua miglior stagione da quando è alla Lazio. Appare ringiovanito de dieci anni come le donne che se tolgono le rughe co’ le applicazioni dell’IPhone. PROMOSSO.

Patric: nun se po’ nun voleje bene. RIMANDATO IN TECNICA DE BASE.

Basta: er poro Dusan comincia ad accusa’ un po’ troppo i segni dell’età che avanza. Un po’ come tu nonna quando a tombola je devi ripete all’orecchio i numeri estratti da chi tiene er tabellone. RIMANDATO A DIECI ANNI PRIMA.

Marusic: costante come le dichiarazioni de Di Maio nei confronti de Mattarella. RIMANDATO IN CORAGGIO.

Lukaku: spesso devastante a partita iniziata, vedi in Supercoppa, quando gioca titolare, entra in partita con la stessa rapidità con cui Di Maio e Salvini trovano un punto d’incontro per il Governo. RIMANDATO IN PROATTIVITÀ.

Lulic: Capitano, mio Capitano. L’unico giocatore imprevedibile per gli avversari e per i compagni de squadra. Solca il campo senza senso apparente ma fa sempre la cosa giusta pur non sapendo di volerla fare. L’unico uomo al mondo che, se lo schermo dell’iPhone je se mette in modalità orizzontale, nun deve inclina’ la testa pe’ legge bene. PROMOSSO.

Leiva: è come quando vai sempre al solito ristorante sulla Cassia e prendi sempre la specialità argentina della casa. Poi un giorno, all’improvviso, lo chef albanese cambia er menù e te propone un piatto brasiliano, che ha scoperto in un vecchio pub de Liverpool. Tu prima storci la bocca. Poi però dopo le prime due forchettate, nun ne poi fa’ più a meno. E cominci a ordina’ solo quello. Pe’ tutto l’anno. PROMOSSO.

Parolo: è quell’amico tuo silenzioso e con la faccia da bravo ragazzo che sta sempre in disparte ma quando nun esce er sabato sera, manca a tutta la comitiva. PROMOSSO.

Milinkovic-Savic: gioca una stagione con la stessa convinta strafottenza con cui Verdone mette er record al flipper in “Troppo Forte”. Talmente coatto che j’avrei voluto vede’ gioca’ ‘na partita con gli occhiali da sole. PROMOSSO.

Murgia: er go’ ad agosto in Supercoppa è come quando imbocchi in discoteca e, pronti via, rimedi subito er numero de telefono della guardarobiera. Il resto della stagione è quando entri in pista e scopri che sei finito in una serata over70. RIMANDATO IN PERSONALITÀ.

Di Gennaro: purtroppo per la Lazio, non ripete la stagione strepitosa che lo portò a vince lo Scudetto con il Verona di Bagnoli, Pietro Fanna e Nanu Galderisi. Dà il suo meglio come commento tecnico durante le telecronache di Mediaset. BOCCIATO.

LuisAlberto: illumina il gioco della Lazio con la stessa pratica essenzialità della torcia dell’IPhone quando cerchi le chiavi della macchina che te so’ cascate pe’ terra de notte. Confeziona capolavori in serie ispirato come Leopardi di fronte all’ermo colle. PROMOSSO.

Anderson: i capelli e la tecnica di Vincenzo D’Amico. La cattiveria dell’orso Yoghi. Frenato da un brutto infortunio a inizio stagione, se accende a intermittenza come le lucette del Presepe. RIMANDATO IN CONVINZIONE E TIGNA.

Nani: s’è venuto a diverti’. BOCCIATO.

Caicedo: evidentemente quando Iglone Tare l’ha comprato, s’è dimenticato de fa’ la più classica delle domande: “Sì, le sponde, er gioco de squadra, er fisico, le sportellate. Bello tutto. Ma fa anche i goal?” RIMANDATO IN CONCRETEZZA.

Immobile: capocannoniere in Italia e in Europa e basterebbe questo per definire la grandezza della sua annata. Segna con la stessa continuità con cui er Pupone sbaglia i congiuntivi e vive una stagione esaltante come er finale de “Bomber”. PROMOSSO.

Inzaghi: la sua Lazio vince er primo trofeo della stagione contro la Juve e gioca a testa alta sempre. Contro tutto e tutti. Avversari e arbitri. Forse, se avesse abbassato ogni tanto la testa e coperto un po’ più er culo, la stagione avrebbe avuto un finale diverso. Ma nun bisogna dimentica’ da dove semo partiti e quante emozioni abbiamo provato. È stato un anno intenso. Un anno da Laziali. E a ‘sta squadra e a ‘sto Mister je se po’ solo di’ “Grazie!” PROMOSSO.

AVANTI LAZIO.

AVANTI LAZIALI.

IN SPIAGGIA.

PS: quella appena finita è stata una stagione intensa e mi piace pensare che queste pagelle siano state il giusto contorno anche per sdrammatizzare un contesto in cui spesso riversiamo troppe aspettative. Vi ringrazio per gli attestati di stima e i complimenti che mi hanno sempre spinto a fare del mio meglio e a presentarle con la giusta puntualità. Credo fermamente che uno scrittore o chi pretende di essere tale debba sempre rispettare i propri lettori. Io non so se ci sono riuscito. Ma di sicuro, ce l’ho messa tutta.

Con affetto

Alessandro Aquilino

TORINO-LAZIO: LE MIE PAGELLE

Strakosha 6,5: De Silvestri lo impegna subito e lui risponde “presente” come Toto Cutugno a Sanremo. Poi passa la serata a lancia’ con i piedi e se dimostra sicuramente più tecnico der poro Mauricio.

Luiz Felipe 7: concreto ed efficace come un tutorial de Aranzulla.

De Vrij 7: solo tre persone al mondo sono in grado di fare un lancio come quello con cui manda in porta Milinkovic nell’azione del rigore: Andrea Pirlo, ma s’è ritirato l’anno scorso…Stefan De Vrij, ma pare abbia già firmato per l’Inter…e il terzo, beh, il terzo lo chiamavano Bulldozer.

Radu 6,5: gioca la solita partita attenta fino all’infortunio. Quando incrocia De Silvestri che prova ad affonda’ sulla sua fascia, lui se lo guarda come Oronzo Canà co’ Pruzzo e je fa “io ti ho visto nascere…eri un pulcino…facevi ancora “Pio pio”.

Caceres 6,5: sostituisce Radu e passa er secondo tempo a chiedese perché hanno dedicato er nome dello stadio a un film de Clint Eastwood.

Marusic 6: come cantavano Tozzi, Ruggeri e Morandi, “si può dare di più”.

Lulic 6,5: fa una partita talmente ordinata e diligente che, a fine partita, Inzaghi je fa misura’ la febbre.

Murgia 6,5: er mini Parolo se smazza con poca eleganza ma con tanta sostanza.

Leiva 7: biondo, con quello sguardo così profondo, in vena de miracoli a centrocampo, a volte canta e qualche volta porta la croce. Pare che prossimamente sarà il protagonista di un musical ispirato alle sue gesta: “Je suis Leiva Superstar”.

Milinkovic-Savic 8: figlio di un Dio maggiore. Nell’azione del rigore, stoppa il pallone di petto in corsa con la stessa facilità co’ cui Al Bano faceva i figli. Sul goal, se smarca da N’Koulou dopo avergli chiesto “ma lo sai che er cognome tuo è pure un complemento de stato in luogo?”. Nel finale, insieme a Leiva, dà vita ad un’azione volante che rientra di diritto nella categoria dei capolavori incompiuti alla pari de “l’adorazione dei Magi” di Leonardo Da Vinci.

Luis Alberto 6: calcia il rigore con la stessa serenità de quando al supermercato devi ancora imbusta’ tutta la spesa e la cassiera t’ha già fatto er conto.

Immobile sv: la sua ex squadra non gli porta bene. Dopo le nefandezze dell’andata compiute da Giacomelli, ieri lo stiramento che probabilmente, ma speriamo di no, gli fa chiudere in anticipo la sua meravigliosa stagione. Torna presto. Ti vogliamo bene.

Caicedo 6,5: entra al posto di Immobile e fa la sua parte. Nel secondo tempo, fa una progressione alla George Weah ma tira in porta come Berardino Capocchiano. In pratica pare uno de quegli attori porno che gira bene tutte le scene ma, nel momento clou, viene sostituito dalla controfigura.

Lukaku 6: entra al posto de Luis Alberto e non sfigura (almeno sotto la doccia).

Inzaghi 7,5: dopo i risultati di sabato, la Lazio ha la possibilità di allungare sull’Inter. E i suoi ragazzi non si fanno trovare impreparati. Nonostante il rigore sbagliato e due infortuni che potrebbero compromettere il match, la Lazio tiene sempre il comando delle operazioni e porta a casa tre punti fondamentali nella corsa Champions.

AVANTI LAZIO

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LAZIO-SAMPDORIA: LE MIE PAGELLE

Strakosha 6,5: se fa trova’ pronto su un tiro dalla distanza di Barreto. Poi visto che la Samp è aggressiva come Malgioglio al raduno dei “Guerrieri della Notte”, se mette a spiega’ a Manzini come se fanno le storie su Instagram.

Caceres 7: sembra uscito da ‘na canzone de Povia. Ad ogni sua giocata, le Laziali fanno “Oh, che meraviglia!”

De Vrij 7: se ce fosse ancora una remota possibilità pe’ fallo rimane’, proporrei una coreografia all’ultima di campionato con la sua gigantografia e lo striscione “Ma nun lo vedi quanto semo belli!?! Ma ‘ndo cazzo vai, De Vrij?!?”

Radu 8: sembra tornato indietro de dieci anni. Allora è vero che tutti i giorni va agli allenamenti co’ la “DeLorean”.

Marusic 6,5: nel primo tempo spinge in maniera discreta. Nel secondo, complice il primo vero caldo della stagione, s’affitta un lettino, se fa’ porta’ un mojito e se mette a prende er Sole sotto la Tevere.

Lulic 7: inizia terzino ma poi se sposta al centro. Tanto a lui cambia poco. Fa sempre quello che cazzo je pare.

Leiva 6: ammonito dopo pochi minuti, fa la fine de Pieraccioni quando pista la merda mentre stava a fa’ il fotoromanzo ne “I Laureati”: gioca una partita che “‘un è la sua!”

Milinkovic-Savic 7: fa tutto. Prima segna de testa spuntando da sotto terra come Aldo nella partita sulla spiaggia in “Tre uomini e una gamba”. Poi giganteggia a centrocampo come uno juniores mandato a gioca’ coi pulcini. Finisce mandando in goal Immobile che se stava a deprime.

Parolo sv: chiede er cambio perché s’era ricordato che er tagliandino delle strisce blu dove aveva lasciato la macchina je scadeva alle 15 e 25.

Lukaku 6: la triade Lukaku-Lulic-Radu è più micidiale del gioco delle tre carte a Porta Portese. C’ha la palla Lulic, poi la passa a Lukaku ma poi er cross vincente lo piazza Radu. Spinge co’ la stessa costanza co’ cui Mario Brega chiedeva a Verdone: “Te la sposi o nun te la sposi?”

Anderson 6,5: a volte se capisce da solo. Come Luca Giurato. È l’unico giocatore al mondo che riesce a fatte di’, nella stessa azione, con tono meravigliato/esaltato “Guarda che ha fatto!” e pochi secondi dopo a fatte ripete la stessa frase. Ma con tono incazzato/depresso. A modo suo, unico.

Immobile 7,5: a cinque minuti dalla depressione per la terza partita senza goal, Sergej je se avvicina e je fa: “Daje, che mo’ te faccio segna’…”

E Ciro, più scoraggiato de Oscar Pettinari mentre aspetta l’attrice americana che telefona: “Lasciame perde, che oggi è ‘na giornata no…”

“E io te la faccio diventa’ sì!” je risponde Sergej. Detto. Fatto. E pochi minuti dopo fa doppietta su assist di Nani. Co’ tanti saluti a Icardi.

Nani 6,5: entra nel finale e manda in porta Immobile smentendo la recente teoria di Cremonini. Qualcuno che accetta di essere Robin ancora c’è.

Di Gennaro sv: gioca pochi minuti solo pe’ usci’ definitivamente dalla scaletta di “Chi l’ha visto?” di cui ormai era ospite fisso.

Inzaghi 7: la sua Lazio è una macchina da goal che diverte e soprattutto si diverte. Travolge la Sampdoria e mette un’altra tacca in questa stagione che comunque andrà a finire resterà impressa nel cuore dei tifosi. Perché ci sono state Lazio più o meno forti. Più o meno vincenti. Ma poche sono state quelle capaci di diventare un tutt’uno con la tifoseria.

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FIORENTINA-LAZIO: LE MIE PAGELLE

Strakosha 6: incolpevole sui goal, stringe i denti nel finale simulando un infortunio con la stessa enfasi con cui la moje fa crede al marito de sta a gode’ dopo trent’anni de matrimonio.

Luiz Felipe 6: Veretout lo fa girar come fosse una bambola. Poi lui butta giù. Poi lui butta giù Biraghi. Come fosse una bambola. No ragazzo no, non ci siamo. Oggi più che bravo, Pravo.

De Vrij 6: esce prima perché era pronto er panino cor lampredotto che s’era fatto mette a scalda’ dal paninaro fori al Franchi prima de entra’ allo stadio.

Caceres 6,5: il goal del Raz Degan de noantri mette d’accordo uomini e donne. I primi, per la rimonta completata. Le seconde, “perché…perché…non so perché…sono fatti miei!”

Marusic 7: er piattone de prima con cui serve la palla della vittoria a Luis Alberto è letale come la scureggia fatta in un ascensore pieno appena se so’ chiuse le porte.

Lukaku 6: arrembante e confuso come quer tale che esce la sera pe’ rimorchia’ ma imbocca pe’ sbajo dentro a un centro anziani.

Leiva 6: lucido come la macchina mia dopo che ha piovuto terra. Gioca la solita partita generosa ma perde malamente la palla da cui nasce il terzo goal viola.

Murgia sv: dura meno de un pischello chiuso in bagno cor calendario de Belen.

Milinkovic-Savic 7: ogni volta che scende in campo a Firenze, ripensa a quando, un pomeriggio d’estate di tre anni fa, arrivò nella sede viola accompagnato da Pradè pe’ firma’ er contratto. E co’ la penna in mano, pochi secondi prima de diventa’ un giocatore della Fiorentina, scoppiò in lacrime ripensando al faccione di Igli Tare che je diceva: “Vieni a Formello! ‘Sta Lazio aspetta a te!” Gioca una partita accorta ma dai contenuti tecnici elevati. Soprattutto grazie alla semplicità e all’efficacia del primo tocco di palla.

Luis Alberto 8,5: la punizione che riapre la partita è una pennellata d’autore. Il corner da cui nasce il pareggio è la specialità della casa. Il goal della vittoria contiene l’alfa e l’omega di ogni azione. Con quei capelli, quella barba e quell’espressione che pare sempre stia pensando “mo ve inculo a tutti!” sembra uno di quei personaggi di certi western di Sergio Leone: “Luis, tu il gioco lo conosci…” Bentornato Maestro.

Immobile 6,5: gioca tutta la partita pensando “eppure io sto Vitor Hugo l’ho già sentito da qualche parte!”. Poi quando viene sostituito, tutti pensano che sia incazzato e invece no. Le telecamere lo immortalano mentre urla a Farris: “Miserabili! Ha scritto “I miserabili”! Ecco chi cazz’era ‘sto Vittorio Ugo!”.

Anderson 7,5: l’insostenibile leggerezza dell’essere Felipe. Con le squadre in dieci, trova praterie nelle quali pure Tex Willer farebbe la differenza. Figuriamoci lui. Che ha nei piedi la classe e la felicità per risolvere in ogni momento il match. Non sempre sceglie la giocata giusta ma dà sempre la sensazione di poter spaccare in due il match. Come fa al sessantanovesimo quando scaglia in porta di esterno collo, una sassata che rianima la Lazio come la siringa di adrenalina nel petto di Uma Thurman in “Pulp Fiction”.

Lulic 6: entra al posto de Lukaku e fa la solita finta a rientra’ che oltre al terzino manda in bianco pure er telecronista: “Lulic va sul fondo e cross…anzi no…rientra sul destro…” Perché come lo conoscemo noi, er buon Senad, nun lo conosce nessuno.

Caicedo sv: er tremendo deja vu provato co’ lui al novantesimo, al limite dell’area de rigore Laziale, che calcia via un pallone pericoloso m’ha riaperto vecchie e mai rimarginate ferite del Lazio-Fiorentina d’andata.

Inzaghi 8: la Lazio gioca contro la Viola e soprattutto contro lo scempio perpetrato da Damato. Dopo la ridicola espulsione di Murgia, ridisegna magistralmente la squadra togliendo De Vrij e inserendo Anderson. Poi, dopo il rigore negato a Leiva, inveisce contro l’arbitro che lo manda anzitempo negli spogliatoi. Ma prima di uscire, le telecamere lo immortalano intento a parlare con i suoi ragazzi per dar loro le ultime direttive.

La sua Lazio ha mille vite, palle infinite e un cuore grosso così. E non bastano sei minuti sbagliati in una stagione per cancellare quanto di bello e intensamente affascinante fatto dalla squadra quest’anno. Comunque andrà, i Laziali, quelli veri, sono con te, Mister.

Special guests:

Chiesa 4: sì, per carità, sarà pure forte. Ma se a vent’anni, la specialità della casa è già quella di andare per terra in ogni contrasto e protestare, non andrà lontano. Dai padri, vanno ereditati i lati migliori. Non quelli che ne hanno condizionato la carriera. Giocatore piccolo. Di età. E di statura etica e morale.

Damato 1: quanti ne avete incontrati di personaggi come lui, nella vostra vita? Tanti, vero? Perché di gente come Damato è pieno il mondo. Spocchiosi. In malafede. Presuntuosi e arroganti. Che gestiscono posizioni di potere e vanno avanti al motto di “Lei non sa chi sono io!”. Mette la sua spocchiosa firma nel match più assurdo e falsato che la mia memoria ricordi ma il suo triplice fischio non può che certificare la forza e il carattere di una Lazio mostruosa.

AVANTI LAZIO

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