IL VOLO DI SIMONE

Diciamocelo.

Chi, indossando i panni del tifoso più passionale, non si è mai lasciato andare ad esultanze che sono poi andate oltre, trasformando involontariamente un gesto catartico in una gag comica? Personalmente, di mie esultanze così, in tanti anni di stadio, ne ricordo un bel po’. Sono inciampato nei seggiolini. Ho versato addosso al mio vicino la birra che stavo bevendo. Mi sono volati gli occhiali. Mi sono ritrovato dieci file più su o dieci file più giù. Insomma, spesso l’esultanza si è trasformata in un momento di cui ridere. Magari cullati dal ricordo di una vittoria giunta proprio per quel goal.

E allora che bello vedere un Mister che esce dai confini della professionalità e dell’aplomb e dopo la rete che chiude il discorso qualificazione si lascia andare ad una corsa sul tartan bagnato che si trasforma in un ruzzolone senza precedenti.

Che bello vedere un Mister che simula inconsapevole il gesto del tiro in porta per partecipare a modo suo al goal del suo bomber.

Che bello vedere un Mister correre sulla linea del fallo laterale per accompagnare in porta il suo attaccante partito sul filo del fuorigioco.

Che bello vedere un Mister esultare come un tifoso.

Che bello sapere che da due anni la Lazio è allenata da un uomo che fa della Lazialità la sua arma in più.

Che bello vedere Simone Inzaghi allenare la Lazio.

Un uomo che se cade proprio mentre sta per cominciare a volare, si rialza come se non fosse successo nulla. Anzi, si rialza più forte di prima.

Proprio come la Lazio.

Proprio come i Laziali.

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